giovedì 28 gennaio 2010

Sei ingiusto Bill

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Leggo su Repubblica.it che Bill Gates afferma che l’Italia ha ridotto gli aiuti ai paesi poveri, dice che siamo l’unico paese ad averlo fatto. Bill Gates si permette anche di fare l’ironico dicendo che i ricchi sono più preoccupati a spendere per combattere la calvizia che aiutare i paesi poveri del mondo. E dicendo questo, chissà come mai, si rivolge direttamente al nostro primo ministro Silvio Berlusconi.

La risposta di Silvio Berlusconi non si è fatta attendere.


Caro Bill,

Sei ingiusto Bill, vorrei vedere te. Ti rendo conto di cosa vuol dire perdere i capelli?

Svegliarsi al mattino e vedere il cuscino trasformato in moquette? O passare il pettine e invece di pettinarsi graffiarsi la testa? O i figli che usano il tuo cranio come tappetino per il mouse? Avere la sensazione che il vento ti scompigli i capelli e combattere contro l’istinto che ti porterebbe a passare la mano sulla testa, perché sai che quella mano troverebbe il nulla.

Sei ingiusto Bill.

La testa, Bill, è come un campo di grano. Quando il grano viene falciato la terra attende una nuova semina. Anche la mia testa viene falciata dalla calvizie e io devo riseminarla perché possa rinascere una speranza. Io ho bisogno di sperare, Bill. E mi limito ai capelli, saprai certamente gli altri problemi di “crescita” che ho.

Sei ingiusto Bill.

Cosa ne sai della mia sofferenza quando dall’alto della mia statura, non ridere Bill, vedo la folta capigliatura di Brunetta. E non mi consola la delicatezza dell’opposizione che condividendo il mio dolore ha nominato leader calvi, ma non del tutto, come Di Pietro e Bersani.

Sei ingiusto Bill.

Lo hai visto il papa con i capelli al vento, ok sono bianchi però tanti. Capisci ora perché non mi faccio ricevere da lui. Mi vergogno. Cero la mia aureola si vede meglio della sua, ma con i capelli è un altra cosa.

Sei ingiusto Bill.

L’altro giorno, Bill, sono passato davanti ad un barbiere, mi ha salutato con le forbici in mano sorridendo in modo strano, quasi partecipasse al mio dolore. “Grazie”, gli ho detto sconsolato, “ti mando Brunetta”, verificando che avesse le poltroncine per bambini. E lui imperterrito a continuato a salutarmi con le forbici. Chissà cosa voleva dire?

Sei ingiusto Bill.

Ho visto un povero, Bill, africano credo, di quelli che arrivano qui e chiedono asilo politico. Va a capire perché. Aveva una capigliatura alla Bob Marley. Che uomo fortunato. Gli ho chiesto aiuto, un po’ dei suoi capelli. Lui, con fare scocciato e superbo, mi ha mandato a produrre scorie della libertà. Che ingrato. E pensare che lo avrei pagato. Vedi, Bill, come faccio ad aiutare i paesi poveri se le popolazioni di quei paesi non sanno utilizzare le loro risorse. Hanno capelli, reni, fegati, cuori. Aiutiamoci l’un l’altro. Io vorrei, sono loro che non vogliono essere aiutati.

Sei ingiusto Bill.

Tuo Silvio

lunedì 25 gennaio 2010

Popolo di nobili

Popolo di nobili voi italiani, mi dice la custode rumena della casa dove abito quando mi lamento del freddo. Io le dico che sono nato al mare, sono mezzo pugliese e mezzo ligure ed è naturale che patisca il freddo. Lei mi ripete, popolo di nobili voi italiani. Abbozzo un sorriso e mi infilo in ascensore.

Forse vuol dirmi altro ed usa una metafora?

Forse vuole dirmi che noi, popolo di nobili, non raccogliamo le arance e i pomodori. Che noi, popolo di nobili, non badiamo agli anziani, che non alziamo muri salendo sulle impalcature, che non facciamo più i portinai e fra un po' di tempo gli idraulici, gli elettricisti, i carpentieri, i venditori di frutta e verdura in piazza.
Forse vuole dirmi che, noi popolo di nobili, non concediamo, a chi ci sta sostituendo nei mestieri che prevedono la resistenza al freddo e al caldo, una sacrosanta cittadinanza e il diritto di voto. E non la concediamo, noi popolo di nobili, anche se chi la chiede paga le tasse e i contributi e non evade le tasse come molti nobili fanno.
Forse vuole dirci che la nostra nobiltà è fasulla e quando ci offriranno le brioches al posto del pane dovremo chiedere solidarietà e aiuto alla plebe che emarginiamo e disprezziamo.

Siamo un popolo di nobili e anche un popolo di "stronzi", vero Cota?

Inviterò la custode della casa dove abito, prima di infilarmi in ascensore, ad aderire allo sciopero del primo di marzo.

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domenica 24 gennaio 2010

Cinico e baro

Fino al 31 di dicembre scorso la domanda di invalidità funzionava in questo modo:

Il medico di base redigeva una relazione sullo stato di salute del richiedente evidenziando le patologie invalidanti, alla relazione allegavi certificati di medici specialisti ed eventuali cartelle cliniche e con la documentazione ti recavi all’ASL di competenza. Facevi la fila, presentavi la domanda e ricevevi una prenotazione per la visita presso la commissione medica che avrebbe valutato il caso.

Le domande di invalidità riguardano essenzialmente persone anziane, con gravi patologie e affidate a figli, badanti o case di riposo se non abbandonate a se stesse.

Per inciso non è prevista nessuna detrazione per costi relativi a case di riposo o badanti.

Dal primo gennaio del 2010 la gestione e la certificazione delle invalidità è passata dalle ASL all’INPS, da un ente tecnico ad un ente finanziario. E questo già la dice lunga sulle priorità di questo governo. Devo ridurre i costi a prescindere.

Andiamo avanti. Come funziona adesso.

La procedura è più complessa ed anche costosa.

Il richiedente deve rivolgersi ad un medico “certificato” dall’INPS, il quale a pagamento stila on-line sul sito inps la diagnosi. La diagnosi si abbina ad una richiesta che tramite un patronato, al quale il richiedente si dovrà rivolgere, viene trasmessa all’INPS. Se la domanda è accolta il richiedente sarà esaminato da una commissione di medici ASL in presenza di un medico dell’INPS.

Peccato che i medici certificati siano pochissimi (ad oggi 1724 in tutta Italia), il medico per certificarsi deve richiedere on-line il pin e recarsi di persona presso la sede INPS di competenza territoriale.

Mia moglie ed io vorremmo (dovremmo) presentare la domanda di invalidità per mia suocera. Stiamo impazzendo.

Vai all’ASL e gentilmente ti mandano all’INPS indicandoti il sito (tutti internauti in Italia) o i numero verde (gli operatori sono occupati, riprovi più tardi).

Vai dal tuo medico di base: si avevo sentito di questa cosa, magari poi mi certifico.

Fai delle ricerche su internet e scopri che il sindacato dei medici è infuriato.

I medici infuriandosi hanno ottenuto di poter utilizzare un certificato cartaceo in attesa di una diversa gestione del pin.

Intanto qualcuno avrà rinunciato, i mesi passano e questo governo, cinico e baro, avrà risparmiato sulle pensioni, la pensione decorre dalla data della visita della commissione. Più tardi la fai più tardi decorre. Sempre che il richiedente non abbia deciso di lasciare questa valle di lacrime.

Possiamo definire viltà risparmiare sulle pensioni dei più deboli ed indifesi? Possiamo.

Chapeau! Nel senso di vergogna.

giovedì 21 gennaio 2010

Leghisti nel mondo

I figuri in camicia verde hanno la memoria corta e rinnegano i parenti.

Mi sono divertito a fare una ricerca, sempre benedetta sia la rete, sulla diffusione dei cognomi di importanti esponenti della lega nel mondo. Mi sono limitato ad alcuni cognomi, quelli più famosi ed evitando cognomi che potrebbero avere una diffusione a livello nazionale, Castelli per esempio.

Ebbene anche gli avi dei leghisti presero il vapore o scavallarono le Alpi per poter campare lasciando il sacro suolo padano.

Bossi per esempio. Di Bossi in Italia ce ne sono circa 9.000, quasi 900 in Svizzera, oltre 1.000 negli USA e quasi 2.000 in Argentina. Quasi il 50% dei Bossi è all’estero. Noi ci accontenteremmo di mandarci l’Umberto con quel genio di suo figlio.

Curioso il caso di Cota, ce ne sono oltre 5.500 negli USA a fronte dei 400 in Italia. Sarebbe un dramma se fossero tutti come lui e ce li rimandassero indietro tutti. Preferiremmo si estinguesse da noi.

Di Maroni la natura vorrebbe ce ne fossero due, invece in Italia sono sui 3.000 , quasi 800 negli USA e oltre 650 in Argentina. Con quel suo aspetto da mezzo colonnello golpista non mi stupirei se un Maroni fosse stato al soldo di Videla.

E adesso vi passo dei numeri molto confortanti.

Di Berlusconi in Italia ce ne sono 400 (considero solo quelli denunciati all’anagrafe, mi sia consentita la battuta), 144 in Argentina, magari a vendere frigoriferi nella terra del fuoco. Inesistenti i Berlusconi in giro per il mondo, chiamali scemi?

Adesso vi passo un bel dato che ci consente di sperare, i Borghezio sono solo una ventina in Italia e nessuno nel resto del mondo, o sono in estinzione oppure hanno tutti cambiato cognome per la vergogna,

In Africa invece possono dormire tranquilli, non risultano dei Veltroni nel continente nero.

Di Marino ce ne sono tantissimi e ovunque.

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lunedì 18 gennaio 2010

Metafora










A me il Milan di Sacchi piaceva, piaceva molto. C’era la squadra, c’era lo spettacolo, c’erano i risultati.

Era l’utopia realizzata.

Era una squadra con tanti leader, ma tutti al servizio dell’idea e quei pochi “militanti” in campo o in panchina erano orgogliosi del ruolo che svolgevano.

Franco Baresi, il capitano della squadra, giocava con passione ed umiltà. Non faceva la “prima donna”, si metteva al servizio. Non avrebbe mai indossato colori diversi dal rossonero. Franco Baresi aveva il compito di gestire la squadra in campo affinché l’dea di gioco venisse rispettata e realizzata. Un vero capitano.

Il Milan di Sacchi non giocava di contropiede, non si faceva dettare la tattica dalla disposizione in campo dell’avversario, era, al contrario, la squadra disposta nell’altra metà del campo che subiva e cercava timidamente di opporsi e raramente ci riusciva. La squadra avversaria scendeva in campo sperando in una giornata storta del Milan di Sacchi, sperando che una epidemia influenzale costringesse in infermeria mezza squadra.

Il Milan di Sacchi dava priorità all’idea, all’idea del gioco da sviluppare in campo. E vinceva.

Lo stadio si riempiva, i tifosi e gli appassionati del football godevano lo spettacolo orgogliosi di quella idea del gioco. Il Milan di Sacchi entusiasmò i giovani, quelli che del calcio non ne potevano più, molti tornarono a frequentare gli stadi.

A me piaceva il Milan di Sacchi.

Il Milan di Sacchi fece cinque goal al Real Madrid.

Bersani, a te piaceva il Milan di Sacchi?

mercoledì 13 gennaio 2010

Don't wait too long (Non aspettare troppo)

Dedicata a tutti noi.


Questa canzone l'ho scoperta leggendo il primo romanzo di Enrico Pandiani, Les Italiens. E' un noir edito da Instar Libri. Ho letto i primi due capitoli e promette bene.



Don't wait too long Don't wait too long

You can cry a million tears
You can wait a million years
If you think that time will change your ways
Don't wait too long

Puoi versare un milione di lacrime
Puoi aspettare un milione di anni
Se pensi che il tempo ti cambierà
Non aspettare troppo


When your morning turns to night
Who'll be loving you by candlelight
If you think that time will change your ways
Don't wait too long

Quando il tuo giorno diventa notte
Chi ti amerà alla luce delle candele?
Se pensi che il tempo ti cambierà
Non aspettare troppo


Maybe I got a lot to learn
Time can slip away
Sometimes you got to lose it all
Before you find your way

Forse ho molto da imparare
Il tempo può scivolare via
Qualche volta devi perdere tutto
Prima di trovare la tua strada


Take a chance, play your part
Make romance, it might break your heart.
But if you think that time will change your ways
Don't wait too long

Prendi l’occasione, fai la tua parte,
fanne un romanzo, ti potrebbe spaccare il cuore
ma se pensi che il tempo ti cambierà
Non aspettare troppo


It may rain, it may shine
Love will age like fine red wine
But if you think that time will change your ways
Don't wait too long

Può piovere o può splendere il sole
L’amore invecchierà come il buon vino rosso
Ma se pensi che il tempo ti cambierà
Non aspettare troppo


Maybe you and I got a lot to learn
Don't waste another day
Maybe you got to lose it all
Before you find your way

Forse abbiamo molto da imparare
Non sprecare un'altro giorno
Forse li potresti perdere tutti
Prima di trovare la via


Take a chance, play your part
Make romance, it might break your heart
But if you think that time will change your ways
Don't wait too long
Don't wait
Hmm... Don't wait

Prendi l’occasione, fai la tua parte,
Fanne un romanzo, ti potrebbe spaccare il cuore
Ma se pensi che il tempo ti cambierà
Non aspettare troppo
Non aspettare
Mmm… non aspettare

venerdì 8 gennaio 2010

Dopo la social card il buono vacanze

Caro Fantozzi puoi finalmente concederti una bella vacanza, il governo Berlusconi nella sua magnanimità si è inventato il buono vacanza ideato dalla impareggiabile Brambilla.
Vuoi finalmente goderti una bella vacanza, no problem, con i buoni vacanza CI VAI!

Quando? Puoi farti una bella vacanza entro 30 giugno. Mi dici che le ferie le hai ad Agosto? Cazzi tuoi!
Dove? Negli esercizi convenzionati dove potrai spendere i tuoi buoni vacanza! Vuoi farti un drink al Billionaire, sei scemo? Lascia perdere è un brutto ambiente.
Quanto? Dipende, sei single? Hai figli? Qual'è il tuo reddito lordo? Dai, mediamente ti diamo un 20% del costo di una vacanza in bassa stagione di due o tre giorni.
Dici che è poco? E vabbè, lo sai quanto spendo io per il parrucchiere? Mica posso dare tutto a te.
Quando ricevi i buoni? Se li ricevi caro, mettiti in coda e aspetta.

Leggete cosa scrive la sciura Brambilla:

"I Buoni Vacanze mirano a soddisfare tutte le necessità di chi viaggia, offrendo, oltre ai servizi di prima necessità come il vitto e l’alloggio, tutta una serie di altre opportunità presso ristoranti, centri sportivi, servizi di trasporto e noleggio, musei, centri di produzione e vendita di prodotti tipici. Una vera e propria azione concreta al servizio delle molteplici esigenze delle famiglie italiane."


Il buono vacanza parte da un minimo di 100 (cento) euro ad un massimo di 246 (duecentoquarantasei) euro per un nucleo familiare minimo di 4 (quattro) persone.

Ve le immaginate 4 (quattro) persone con 60 (sessanta) euro a testa che soddisfano tutte le loro esigenze di viaggio, i servizi di prima necessità come il vitto e l'alloggio oltre a tutta una seria di altre opportunità presso ristoranti, centri sportivi, servizi di trasporto e noleggio, musei centri di produzione e vendita di prodotti tipici.

Fantozzi vuoi giocare a golf? Vuoi assaggiare il culatello? E No, no. La escort non è prevista, non è in convenzione. Lei non accetta buoni vacanza, solo farfalline. D'oro.

Lasciatelo dire, lasciatelo dire.

Nel caso voleste farvi del male ed approfondire: http://www.buonivacanze.it

Ps: dimenticavo i buoni vacanza non sono utilizzabili per l'acquisto di souvenir, tipo Torre di Pisa, Nuraghe, Mole Antonelliana, Duomo di Milano ....


lunedì 4 gennaio 2010

Il Lodo Lombroso

Oggi visita al Museo di Antopologia Criminale "Cesare Lombroso" di Torino. Il museo è stato inaugurato il 26 di novembre del 2009 ed è uno dei musei universitari torinesi.

Visitando il museo e leggendo Cesare Lombroso ho trovato finalmente la soluzioni ai problemi di giustizia del nostro primo ministro. Riporto la soluzione sperando mi legga Ghedini.

Come sapete Lombroso era convinto che non essendoci possibilità di redenzione la pena detentiva era inutile e crudele, quindi:

"Queste convinzioni pongono il problema della responsabilità del delitto e quindi del significato della pena. Se la predisposizione a delinquere è innata e ha radici biologiche che talvolta si manifestano anche come alienazione mentale, la pena diventa ingiusta e la redenzione impossibile"

Onorevole Ghedini, ma le dobbiamo dire tutto noi???


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venerdì 1 gennaio 2010

Que Viva Nicola

Il mio amico Nicola, Nicola l’operaio, s’è stufato di stare ad aspettare.

Lui lavora duro, fa l’operaio. c’ha famiglia e deve quadrare il bilancio familiare. Lui se c’è da lottare lotta, c’ha l’allenamento. Lui le cose le dice chiare, senza giri di parole. E se c’è da darsi da fare, da volantinare, da fare campagna elettorale si butta a capofitto.

Dicevo, Nicola s’è stufato d’aspettare. S’è stufato d’aspettare che si trovi un candidato per la Puglia o per il Lazio.

Primarie o non primarie, UDC o Sinistra radicale, Rutelli e compagnia.

Allora Nicola vi butta una bella provocazione. Si candida alla Presidenza della Regione Lazio. Dice Nicola, ma un operaio, un normale lavoratore lo vogliamo prendere in considerazione.

A me piace Nicola e mi piace la sua provocazione.

Seguite il suo blog, leggete la sua storia e capirete che grinta che ha Nicola.

Se siete su facebook aderite al suo gruppo.

Meglio Nicola, molto meglio Nicola.

Suerte Nicola!

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