martedì 28 giugno 2011

La mozzarella in carrozza


I tunnel, la velocità, gli ultras del SI e quelli del NO, una valle, le pallottole, i massi, i TIR e l’autostrada, la mozzarella in carrozza e i pendolari ad aspettare il regionale, l’amianto c’è l’amianto non c’è, forse avremmo dovuto, la decrescita e la crescita, il PD e il PD di cui, il mulo Tonino e la poesia di Nichi, si deve fare, non ve la faremo fare. Serve! Non serve! I soldi ci sono, i soldi non ci sono.
Mi fermo che mi gira la testa, invece farei delle domande. Queste per esempio.
Alta velocità Torino Milano:
  1. Volume traffico passeggeri
  2. Costo medio dei biglietti
  3. Previsione rientro dei costi
  4. Linee regionali soppresse
  5. Quanto si è ridotto il traffico automobilistico sulla A4
  6. Benefici sul territorio attraversato
  7. Mobilità effettiva tra Torino e Milano
Le risposte ci direbbero molto sull’utilità dell’alta velocità, almeno sull’idea di alta velocità: funziona?

Aggiungerei che la questione TAV potrebbe diventare un caso per ripensare alle forme di democrazia partecipata.  Pochi non possono più decidere per tutti. 
Andando oltre gli schieramenti.

venerdì 17 giugno 2011

Non montiamoci la testa


Il mare dalle parti di Gallipoli :)

Andrò forse controcorrente, ma ero molto ottimista sull’esito dei referendum. Quando c’è il rischio di un aumento pesante delle bollette e c’è il timore di rischiare un disastro nucleare che ti potrebbe far diventare fosforescente, è automatico andare a votare. Inoltre c’era anche la volontà di, almeno, ridimensionare l’uomo dei miracoli mancati, in Italia comprese Arcore e Olbia.
I referendum sul divorzio e sull’aborto passarono quando gli italiani erano molto più cattolici di adesso. Non c’è Minzolini che tenga in questi casi. Non c’è invito ad andare al mare che possa essere accolto.
Però non montiamoci la testa. L’Italia s’è desta perché la sveglia era puntata su argomenti molto precisi, chiari e comprensibili. Prova ne è il ritorno del centro destra al ritornello della riduzione della tasse. L’unico argomento che a loro è rimasto.
Il campo da golf a Lampedusa non si farà, gli sbarchi non riescono a fermarli, il federalismo leghista è una bufala. Il lavoro non c’è.
Ripeto, non dobbiamo montarci la testa però, a mio parere referendum e amministrative vanno letti come una richiesta forte di cambiamento nel rapporto che i partiti devono avere con i cittadini. I partiti, soprattutto il mio che ci tengo e spero ancora per molto, devono proporre un progetto di paese: condivisibile e comprensibile e su quello costruire alleanze per andare a governare. Non il contrario. Devono abbandonare l’autoreferenzialità dei convegni o delle lobby (comprese quelle “etniche” che ti avvicinano a mitologici animali).
La testa di chi fa politica è tutta dentro i partiti e i meccanismi che li regolano. Molte teste che nei partiti contano (spesso le tessere) fuori, nel mitico territorio, sono dei perfetti sconosciuti. Mi viene da dire meglio da un certo punto di vista.
Però così non può durare, perché tutti quei SI e tutti quei voti presi alle amministrative presto o tardi potrebbero mandare a scavare il mare tutti i partiti. Allora saranno cavoli amari per la democrazia in questo paese.

mercoledì 15 giugno 2011

In punta di piedi


Sono entrato così nei campi Rom, in punta di piedi. In punta di piedi e con un piccolo carico di pregiudizi. Io avevo il compito di fare le foto e un po’ mi vergognavo. Mi chiedevo come cominciare evitando di sembrare invadente, non volevo dare l’impressione di essere a un parco safari.
Per un po’ la macchina fotografica è rimasta nello zainetto, intanto salutavo e cercavo di spiegare cosa ci aveva portati li. Cominciavo a rilassarmi e a scaricare pregiudizi, un po’ per volta.
Poi ho estratto la reflex dallo zainetto e l’ho accesa. “Siete giornalisti?”. “No, vorremo girare un film”. E spiegavamo. E raccontavano.  Un altro carico di pregiudizi se ne andava.
Ho cominciato a scattare foto, alle cose e ai luoghi.
Intanto si erano rilassati anche “loro”: “Fammi una foto, per piacere”.  Tempo un’oretta di scatti e il rilassamento era completo. Adesso ho un pacco di fotografie da portare al campo.
Uscendo non ho più controllato se in tasca c’era il portafogli.
Ai campi ci sono andato più volte con Sara, Francesco, Federico e Luca. La storia completa la trovate qui: http://unmondopossibile.wordpress.com/

giovedì 9 giugno 2011

Il paese del gratta e vinci

Oggi sono andato all’ufficio postale per pagare un bollettino, ero in coda quando ho visto agli sportelli in bella vista dei gratti e vinci. Ho chiesto e mi han detto che si possono comprare, un modo come un altro per ingannare il tempo quando si è in coda.
Fantastico, questo paese è fantastico. Puoi trovare i gratta e vinci ovunque: dal tabaccaio, al bar, in edicola, al supermercato, all’autogrill. Adesso anche alla posta. Ritiri la tua pensione, minima, e la defalchi subito di cinque, dieci euro di speranza. Lo stato (minuscolo, molto minuscolo) si prende il pizzo sulla miseria e sulla disperazione. Posso dire che questa cosa mi fa schifo? L’ho detta.
Adesso mi aspetto che i gratta e vinci si vendano nelle ASL, anche lì code non mancano e puoi pagare con il bancomat insieme al ticket. Negli ospedali, possibilmente nei reparti di oncologia, vedi mai che ti puoi pagare un ricovero in Svizzera o cure molto costose. In chiesa, gratta e vinci indulgenze, messe in suffragio e candele votive. Nelle agenzie per il lavoro, gratta e vinci un posto a tempo determinato, indeterminato, da operatore ecologico o da mega dirigente … delle poste.
Questo paese, così com’è, mi fa veramente schifo. L’ho già detto? Non importa, lo ripeto volentieri.

martedì 7 giugno 2011

L'uomo che piantava gli alberi


Un mio caro amico stava smontando un luogo bello quando tra le varie cose accatastate vide un libro e me lo donò, un libro di pochissime pagine. Conoscevo l’autore, ma non quel libro. I libri si accolgono, non si accettano. Ringraziai Massimo e mi ripromisi di leggerlo presto. L’ho letto ieri sera, d un fiato, son poche pagine. Narra di un luogo, in alta Provenza, diventato arido e spoglio. Come i pochi abitanti rimasti. Narra di un uomo che aveva perso tutto, salvo il desiderio di rivedere, in quel luogo, crescere gli alberi. Senza dirlo a nessuno comincia a seminare querce, betulle, faggi. Quel luogo diventa una foresta, i ruscelli si riempiono d’acqua, il villaggio si ripopola. La vita riprende. A molti sembrò un miracolo. Invece fu solo la tenacia di un uomo del quale non sapranno mai. Lo conoscessi, quell’uomo, gli chiederei un po’ di semi, da seminare e da regalare. Ne abbiamo bisogno. 
Il mio caro amico è Massimo Pizzoglio. Il luogo bello era il Circolo delle Passioni, ora è l'Associazione Culturale Dobhran. Il libro è L’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono. Noi siamo tutti. 
L’uomo che piantava gli alberi non si sa dove sia e se sarà.

lunedì 6 giugno 2011

Mettiamola così


Renzi voterà tre Sì e un No, perché i quesiti referendari sono quattro. Fossero tre, voterebbe due Sì e un No. Fossero due, farebbe fifty fifty. Se ci fosse solo un quesito, sceglierebbe quello sull’inchiostro, dei titoli dei giornali.
D’Alema insiste con il governo di transizione, ancora due interviste e finisce la legislatura.
Berlusconi ha congelato Bondi, deve avere un freezer enorme.


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