lunedì 28 novembre 2011

I sacerdoti dell'antico Egitto

Io credo ci sia un’emergenza che la politica dovrebbe finalmente affrontare, quest’emergenza ha un nome e si chiama antipolitica. Non è un fenomeno di questi giorni, ma, a mio parere, nasce con le risposte non date dopo tangentopoli; con la discesa in campo di Berlusconi; con il partito ad personam di Di Pietro;  con gli “scivoloni” a sinistra; con Beppe Grillo … Nasce con loro e adesso sta esplodendo con la questione Casta. Fioccano petizioni e proposte di legge popolare che chiedono, tutte, un forte ridimensionamento delle indennità a parlamentari, consiglieri regionali ed eletti nelle diverse istituzioni. La risposta che la politica sta preparando è, sempre a mio parere, debole e demagogica: blocco dai vitalizi dalla prossima legislatura e proposte di riforma costituzionale per dimezzare il numero dei parlamentari. Io credo che queste risposte non affrontino il vero problema, perché non smonterebbero la casta. Perché la casta, se consultiamo il dizionario, sarebbe:
Gruppo sociale chiuso caratterizzato da specifiche norme di comportamento e dal ruolo predeterminato: la c. dei sacerdoti nell'antico Egitto

Gruppo arroccato nella difesa di interessi particolaristici: la c. dei militari

Allora penso che si dovrebbe riflettere sulla definizione che riporta il dizionario e non solo sui privilegi economici. La politica non dovrebbe più produrre caste. Si può fare. 
Se non si agisce su questo, sull’essere casta, aumenterà il distacco politica / cittadini e a farne le spese sarà la democrazia, saranno i partiti che molti dimenticano essere previsti dalla Costituzione.

martedì 22 novembre 2011

Un libro da leggere, “Alla mia sinistra” di Federico Rampini.


Sto leggendo “Alla mia sinistra” di Federico Rampini. Così Federico Rampini chiude il secondo capitolo, “la mia Asia e le illusioni perdute della globalizzazione”: 
“Una cosa che mi è sempre piaciuta della sinistra, dei suoi pensatori, da Marx a Gramsci, una ragione per cui mi ostino a definirmi di sinistra, è quell’idea ottimista della Storia. La Storia siamo noi, nel senso che possiamo influire sul corso degli eventi. E riusciamo a farlo, se troviamo una narrazione comune che tenga insieme i bisogni e le aspirazioni non di una sola categoria, non di una sola nazione, ma dell’umanità intera. Essere di sinistra vuol dire inseguire un progetto che possa far bene all’Asia e all’Africa mentre fa bene a noi; perché un progetto simile deve esistere, altrimenti l’umanità è condannata a ripetere cicli di errori e di tragedie”. 
E’ un libro che consiglio. A sinistra.

venerdì 11 novembre 2011

Il 2026


Il 2026 sarà l’anno che verrà. Il 2026 potremo scrivere al nostro caro amico lontano perché ci saranno novità e grandi trasformazioni.
Nel 2026 l’evasione fiscale passerà da 200 miliardi di euro a 5 milioni di euro dovuti a errori nella compilazione della denuncia dei redditi; la criminalità organizzata che aveva un giro d’affari sommerso di 100 miliardi di euro dichiarerà fallimento. 
Nel 2026 ci sarà un federalismo solidale ed equo; i cittadini parteciperanno attivamente alla vita democratica; gli eletti nelle istituzioni avranno un’indennità equa senza privilegi di casta.
Nel 2026 avremo un welfare che funziona, per esempio: sostegno al reddito per chi è licenziato e per i giovani in attesa di occupazione; bonus di anni contributivi per ogni maternità alle donne; assistenza agli anziani domiciliare o in case di riposo di quartiere; asili nido e suole materne gratuite.
Nel 2026 avremo un paese che avrà implementato un nuovo sistema di sviluppo basato sulla qualità dei prodotti e dei servizi, sulle energie rinnovabili e non inquinanti; saranno ridotti gli sprechi; avremo coste pulite e mare limpido; musei pieni; Pompei in sicurezza; il Po navigabile da Torino al delta.
Nel 2026 l’agricoltura sarà l’attività più importante del paese; torneranno le botteghe nei quartieri, dove si potrà passeggiare e pedalare in tutta tranquillità; le auto avranno parcheggi dedicati e non inquineranno più.
Nel 2026 sarai giudicato per quello che fai e per come lo fai, nel merito.
Nel 2026 sarà abolita la parola straniero e tutti saremo cittadini.
Nel 2026 insomma ci saranno grandi trasformazioni, si potranno sposare i preti e anche le suore, mentre i gay già lo fanno.
Nel 2026 i genitori non saranno un peso per i figli.
Nel 2026 i figli non saranno un peso per i genitori.
Nel 2026 i disabili non avranno più barriere.
Nel 2026 chi non riusciva a esser felice lo sarà.
Nel 2026 Briatore entrerà in una libreria e comprerà un libro senza figure.
Nel 2026.
Nel 2026 di certo si andrà in pensione a 67 anni. 

mercoledì 9 novembre 2011

Il paese che lascerà


Se ne andrà, forse, ma non è chiaro quando. Ci lascerà detriti, sporcizia come il Po dopo la piena. I detriti del fiume sono la prova di un paese abbandonato, senza cura, senza rispetto. Il letto del fiume e il letto di Putin, lui scelse il secondo.
Domani sarà dura e sarà necessario ripulire e disinfettare, proteggere, curare. Serviranno i ragazzi, come quelli di Genova e delle Cinque Terre, ma dobbiamo offrire loro un sogno e un ruolo da protagonisti. 
Diamoci da fare perché loro possano fare.

martedì 1 novembre 2011

Nè Big né Bang


Ho dato una lettura alle 100 idee di Renzi: alcune già sentite, altre già nelle proposte programmatiche del PD. 
A prescindere dalla simpatia o antipatia, dall’approccio più manageriale che politico del giovane sindaco di Firenze, la delusione nasce dal fatto che dalla Leopolda non arriva niente di sconvolgentemente rivoluzionario come il nome dell'evento poteva lasciar immaginare. Né Big né Bang.
Io sarei partito dall’analisi: dall’altro giorno gli abitanti del pianeta sono sette miliardi; la crisi economica è grave e non s’intravede via d’uscita; il paese Italia è in crisi morale e di fiducia nelle istituzioni; il disastro delle Cinque Terre, patrimonio dell’umanità, è l’ennesima metafora sul disastro del paese; l’Europa non ha un governo politico in grado di decidere; aumenta il divario tra ricchi e gli altri. E così via.
Io al posto di Renzi sarei partito dalla meta, dalla società che immaginiamo, che immaginiamo per tutti.  Anche per i cosiddetti garantiti e persino per i dipendenti pubblici. Guarda un po'. Poi a scendere sarei anche arrivato all’IRAP. Non prima.
Avrei immaginato il Welfare.
Avrei immaginato gli Stati Uniti d’Europa.
Avrei immaginato un tetto alle retribuzione pubbliche e anche private però.
Avrei immaginato di abolire le stock option e le super liquidazioni.
Ecc. ecc.

Avrei provato a volare alto. A fare Big e anche Bang.

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