lunedì 18 gennaio 2010

Metafora










A me il Milan di Sacchi piaceva, piaceva molto. C’era la squadra, c’era lo spettacolo, c’erano i risultati.

Era l’utopia realizzata.

Era una squadra con tanti leader, ma tutti al servizio dell’idea e quei pochi “militanti” in campo o in panchina erano orgogliosi del ruolo che svolgevano.

Franco Baresi, il capitano della squadra, giocava con passione ed umiltà. Non faceva la “prima donna”, si metteva al servizio. Non avrebbe mai indossato colori diversi dal rossonero. Franco Baresi aveva il compito di gestire la squadra in campo affinché l’dea di gioco venisse rispettata e realizzata. Un vero capitano.

Il Milan di Sacchi non giocava di contropiede, non si faceva dettare la tattica dalla disposizione in campo dell’avversario, era, al contrario, la squadra disposta nell’altra metà del campo che subiva e cercava timidamente di opporsi e raramente ci riusciva. La squadra avversaria scendeva in campo sperando in una giornata storta del Milan di Sacchi, sperando che una epidemia influenzale costringesse in infermeria mezza squadra.

Il Milan di Sacchi dava priorità all’idea, all’idea del gioco da sviluppare in campo. E vinceva.

Lo stadio si riempiva, i tifosi e gli appassionati del football godevano lo spettacolo orgogliosi di quella idea del gioco. Il Milan di Sacchi entusiasmò i giovani, quelli che del calcio non ne potevano più, molti tornarono a frequentare gli stadi.

A me piaceva il Milan di Sacchi.

Il Milan di Sacchi fece cinque goal al Real Madrid.

Bersani, a te piaceva il Milan di Sacchi?

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