venerdì 23 dicembre 2011

Ventiquattrore di bontà


Dicono che a Natale bisogna essere buoni. Buona sera signore, tanti auguri a lei e famiglia.
Jingle Bells Jingle Bells, I wish you a Merry Christmas, Bianco Natal e cantiamo tutti in coro.
Dicono che a Natale bisogna essere buoni e persino i leghisti daranno monetine ai mendicanti e agli zingari rompi coglioni che bruciassero vivi da domani.
Dicono che a Natale bisogna essere buoni, si può litigare ma solo in famiglia dopo il rutto post spumante comprato al supermercato che è sempre aperto per venire incontro alle esigenze dei consumatori.
Dicono che a Natale daranno da mangiare ai barboni, ai mendicanti. Almeno a Natale, poverini.
E qualcuno si farà fotografare mentre serve un piatto a un vecchio sdentato e finirà sui giornali per l’opera buona. A Natale, solo a Natale.
Dicono che a Natale, che fa tanto freddo e magari nevica, bisogna essere più buoni e regalare coperte ai senzatetto. Che i cartoni sono anche brutti da vedere.
E distribuiranno panettoni agli anziani, poverini che con quella pensione non possono permetterselo. A Natale, solo a Natale.
Dicono che a Natale bisogna essere buoni e qualcuno cederà il posto a capotavola a un giovane. A Natale, solo a Natale.
Dicono che a Natale bisogna essere più buoni, e i “folli” spareranno a salve ai senegalesi. A Natale, a Santo Stefano ricaricheranno le pistole con proiettili veri.
Dicono che a Natale bisogna essere buoni. Ventiquattrore di bontà non si negano a nessuno.
Perdonatemi, ma io a Natale sarò cattivissimo. Sarò buono solo con chi è buono tutto l’anno e con chi mi vuole bene. Gli altri, andassero a farsi fottere, anche a Natale. Soprattutto a Natale.
Buon Natale.

giovedì 22 dicembre 2011

Un paese al contrario

Curioso questo paese, a dir poco.
Si discute e si legifera sugli effetti e mai sulle cause. 
Si legifera sul lavoro e non si capisce che lavoro andremo a fare.
Si legifera sulle caste (poco), ma non si colpiscono le cause che creano le caste.
Si legifera sulle pensioni, ma non si riformano gli enti previdenziali.
Si allunga la vita lavorativa, ma senza lavoro.
Si discute di inquinamento, ma si aumentano (grazie al governo e alle regioni) le tariffe rendendo ancora conveniente l'uso dell'automobile.
Si vuole liberalizzare, ma non nel giardino dei notai: la supercasta.
Si vuole un mondo migliore, ma solo per pochi. Quei pochi che sono una piccola minoranza.
E la maggioranza subisce come fosse minoranza.
Curioso questo paese, un paese al contrario.

lunedì 5 dicembre 2011

I contabili


La tentazione forte sarebbe parlare dell’impatto pesante che questa manovra avrà su di me, lo farò un’altra volta se sarà il caso e se servirà anche ad altri.  Adesso, a caldo, fuori dai dolori personali, mi viene da costatare che Monti e la “sensibile” Fornero ci stanno prospettando un paese che non mi piacerà. Non mi piacerà proprio per niente. Il paese che sta arrivando sarà triste, rancoroso, litigioso, individualista. Ancora più di adesso.
Triste, perché ci sarà meno disponibilità per la cultura, per il tempo libero, per l’aggregazione sociale.
Rancoroso, perché sarà colpa del vicino, del collega, di altri.
Litigioso, perché i nervi saranno a fior di pelle e non ci sarà tempo e voglia per capire gli altri.
Individualista, prima penserò a salvare me stesso e gli altri si fottano.
Se la politica non torna saranno i contabili a dominare, i contabili, si sa, non hanno anima e se ce l’hanno non la usano. Non è previsto dal ruolo. I contabili non leggono la Costituzione, ma solo costi e ricavi, entrate e uscite. E se qualcosa resta sono sopravvenienze, possibilmente attive. Per pochi.
Mi viene da pensare alla generazione che ha preceduto la mia, quella uscita dalla guerra. Dovettero ricostruire un paese in ginocchio, devastato, arrivavano da una guerra, ma avevano la prospettiva del futuro. I contabili registrano solo il presente.

lunedì 28 novembre 2011

I sacerdoti dell'antico Egitto

Io credo ci sia un’emergenza che la politica dovrebbe finalmente affrontare, quest’emergenza ha un nome e si chiama antipolitica. Non è un fenomeno di questi giorni, ma, a mio parere, nasce con le risposte non date dopo tangentopoli; con la discesa in campo di Berlusconi; con il partito ad personam di Di Pietro;  con gli “scivoloni” a sinistra; con Beppe Grillo … Nasce con loro e adesso sta esplodendo con la questione Casta. Fioccano petizioni e proposte di legge popolare che chiedono, tutte, un forte ridimensionamento delle indennità a parlamentari, consiglieri regionali ed eletti nelle diverse istituzioni. La risposta che la politica sta preparando è, sempre a mio parere, debole e demagogica: blocco dai vitalizi dalla prossima legislatura e proposte di riforma costituzionale per dimezzare il numero dei parlamentari. Io credo che queste risposte non affrontino il vero problema, perché non smonterebbero la casta. Perché la casta, se consultiamo il dizionario, sarebbe:
Gruppo sociale chiuso caratterizzato da specifiche norme di comportamento e dal ruolo predeterminato: la c. dei sacerdoti nell'antico Egitto

Gruppo arroccato nella difesa di interessi particolaristici: la c. dei militari

Allora penso che si dovrebbe riflettere sulla definizione che riporta il dizionario e non solo sui privilegi economici. La politica non dovrebbe più produrre caste. Si può fare. 
Se non si agisce su questo, sull’essere casta, aumenterà il distacco politica / cittadini e a farne le spese sarà la democrazia, saranno i partiti che molti dimenticano essere previsti dalla Costituzione.

martedì 22 novembre 2011

Un libro da leggere, “Alla mia sinistra” di Federico Rampini.


Sto leggendo “Alla mia sinistra” di Federico Rampini. Così Federico Rampini chiude il secondo capitolo, “la mia Asia e le illusioni perdute della globalizzazione”: 
“Una cosa che mi è sempre piaciuta della sinistra, dei suoi pensatori, da Marx a Gramsci, una ragione per cui mi ostino a definirmi di sinistra, è quell’idea ottimista della Storia. La Storia siamo noi, nel senso che possiamo influire sul corso degli eventi. E riusciamo a farlo, se troviamo una narrazione comune che tenga insieme i bisogni e le aspirazioni non di una sola categoria, non di una sola nazione, ma dell’umanità intera. Essere di sinistra vuol dire inseguire un progetto che possa far bene all’Asia e all’Africa mentre fa bene a noi; perché un progetto simile deve esistere, altrimenti l’umanità è condannata a ripetere cicli di errori e di tragedie”. 
E’ un libro che consiglio. A sinistra.

venerdì 11 novembre 2011

Il 2026


Il 2026 sarà l’anno che verrà. Il 2026 potremo scrivere al nostro caro amico lontano perché ci saranno novità e grandi trasformazioni.
Nel 2026 l’evasione fiscale passerà da 200 miliardi di euro a 5 milioni di euro dovuti a errori nella compilazione della denuncia dei redditi; la criminalità organizzata che aveva un giro d’affari sommerso di 100 miliardi di euro dichiarerà fallimento. 
Nel 2026 ci sarà un federalismo solidale ed equo; i cittadini parteciperanno attivamente alla vita democratica; gli eletti nelle istituzioni avranno un’indennità equa senza privilegi di casta.
Nel 2026 avremo un welfare che funziona, per esempio: sostegno al reddito per chi è licenziato e per i giovani in attesa di occupazione; bonus di anni contributivi per ogni maternità alle donne; assistenza agli anziani domiciliare o in case di riposo di quartiere; asili nido e suole materne gratuite.
Nel 2026 avremo un paese che avrà implementato un nuovo sistema di sviluppo basato sulla qualità dei prodotti e dei servizi, sulle energie rinnovabili e non inquinanti; saranno ridotti gli sprechi; avremo coste pulite e mare limpido; musei pieni; Pompei in sicurezza; il Po navigabile da Torino al delta.
Nel 2026 l’agricoltura sarà l’attività più importante del paese; torneranno le botteghe nei quartieri, dove si potrà passeggiare e pedalare in tutta tranquillità; le auto avranno parcheggi dedicati e non inquineranno più.
Nel 2026 sarai giudicato per quello che fai e per come lo fai, nel merito.
Nel 2026 sarà abolita la parola straniero e tutti saremo cittadini.
Nel 2026 insomma ci saranno grandi trasformazioni, si potranno sposare i preti e anche le suore, mentre i gay già lo fanno.
Nel 2026 i genitori non saranno un peso per i figli.
Nel 2026 i figli non saranno un peso per i genitori.
Nel 2026 i disabili non avranno più barriere.
Nel 2026 chi non riusciva a esser felice lo sarà.
Nel 2026 Briatore entrerà in una libreria e comprerà un libro senza figure.
Nel 2026.
Nel 2026 di certo si andrà in pensione a 67 anni. 

mercoledì 9 novembre 2011

Il paese che lascerà


Se ne andrà, forse, ma non è chiaro quando. Ci lascerà detriti, sporcizia come il Po dopo la piena. I detriti del fiume sono la prova di un paese abbandonato, senza cura, senza rispetto. Il letto del fiume e il letto di Putin, lui scelse il secondo.
Domani sarà dura e sarà necessario ripulire e disinfettare, proteggere, curare. Serviranno i ragazzi, come quelli di Genova e delle Cinque Terre, ma dobbiamo offrire loro un sogno e un ruolo da protagonisti. 
Diamoci da fare perché loro possano fare.

martedì 1 novembre 2011

Nè Big né Bang


Ho dato una lettura alle 100 idee di Renzi: alcune già sentite, altre già nelle proposte programmatiche del PD. 
A prescindere dalla simpatia o antipatia, dall’approccio più manageriale che politico del giovane sindaco di Firenze, la delusione nasce dal fatto che dalla Leopolda non arriva niente di sconvolgentemente rivoluzionario come il nome dell'evento poteva lasciar immaginare. Né Big né Bang.
Io sarei partito dall’analisi: dall’altro giorno gli abitanti del pianeta sono sette miliardi; la crisi economica è grave e non s’intravede via d’uscita; il paese Italia è in crisi morale e di fiducia nelle istituzioni; il disastro delle Cinque Terre, patrimonio dell’umanità, è l’ennesima metafora sul disastro del paese; l’Europa non ha un governo politico in grado di decidere; aumenta il divario tra ricchi e gli altri. E così via.
Io al posto di Renzi sarei partito dalla meta, dalla società che immaginiamo, che immaginiamo per tutti.  Anche per i cosiddetti garantiti e persino per i dipendenti pubblici. Guarda un po'. Poi a scendere sarei anche arrivato all’IRAP. Non prima.
Avrei immaginato il Welfare.
Avrei immaginato gli Stati Uniti d’Europa.
Avrei immaginato un tetto alle retribuzione pubbliche e anche private però.
Avrei immaginato di abolire le stock option e le super liquidazioni.
Ecc. ecc.

Avrei provato a volare alto. A fare Big e anche Bang.

domenica 30 ottobre 2011

Tontodimamma


Una nuova polemica nel PD: Bersani è contrario al cognome del candidato premier sul simbolo; Renzi invece ritiene che la posizione di Bersani sia un retaggio novecentesco e il cognome lo vuole bene in evidenza.
Non so come andrà a finire, devo dire che Renzi Presidente o Bersani Presidente suona bene in entrambi i casi. Leggibile, “sloganabile”, orecchiabile. Così come Vendola Presidente, Civati Presidente, Di Pietro Presidente, Zingaretti Presidente o Chiamparino Presidente.
Nasce però un problema di democrazia. Non tutti i cognomi sono da slogan o da simbolo elettorale. In Italia ci sono cognomi curiosi, alcuni davvero divertenti, ma non proprio presentabili.  Con la scelta del nome sul simbolo un cittadino italiano, con tutte le caratteristiche del leader, ma dal cognome “particolare” non potrebbe per ragioni di marketing elettorale partecipare al gioco delle primarie.
Facciamo qualche esempio.
In Italia ci sono cognomi come Tontodimamma, Baccalà, Mezzasalma, Diociaiuti … per citarne alcuni. Questi, cittadino come altri, non potrebbero mai candidarsi.
Tontodimamma Presidente, Baccalà premier!, Mezzasalma per l’Italia, Diociaiuti sulla scheda.
Vogliamo privare a Tontodimamma un diritto democratico? Diociaiuti!

sabato 29 ottobre 2011

Tres gentile monsieur le President!

Ad oggi i(le) probabili candidati(e) alle primarie per il candidato(a) premier della coalizione di centro sinistra (?) sarebbero: Bersani, Renzi, Civati, Chiamparino, Zingaretti (per il PD), Di Pietro e Vendola. Per ora.
Tutti Maschietti. Tutti maschietti che poi offriranno il ministero delle pari opportunità a una donna, Tres gentile monsieur le president!
Dovesse nascere il movimento delle rottamatatrici non mi stupirei.
Siamo ancora lontani dall'essere un paese compiuto.

venerdì 28 ottobre 2011

E se andassimo all’attacco


“A noi è rimasto un compito cento volte più agevole: quello di tradurre in leggi chiare, stabili e oneste il loro sogno di una società più giusta e più umana, di una solidarietà di tutti gli uomini alleati a debellare il dolore. Assai poco, in verità, chiedono a noi i nostri morti. Non dobbiamo tradirli.”

Pietro Calamandrei


Da anni si rinnovano gli appelli in difesa della Costituzione, si sollecita il Presidente della Repubblica, si aspettano con ansia le sentenze della Consulta.  E se provassimo a cambiare tattica passando dalla difesa all’attacco? E se invece provassimo a chiedere che la Carta Costituzionale fosse finalmente applicata, se quanto previsto dalla Costituzione diventasse realmente parte fondamentale del programma politico di un partito, il mio per esempio.
In molti articoli la Costituzione, dicono la migliore al mondo, è un libro di buone intenzioni lontane dall’essere realmente applicate in modo completo.  Inoltre le manovre economiche del governo e i presunti rimedi alla crisi economica non fanno che allontanare il dettato costituzionale dalla realtà accentuando le diseguaglianze. Le diseguaglianze sono impoverimento economico e minori diritti. Non credo che i morti che ricorda Calamandrei si siano sacrificati perché Briatore possa fare la vita che fa. Non credo proprio.
Credo anche la Costituzione andrebbe aggiornata inserendo articoli a tutela del patrimonio artistico, culturale e paesaggistico per esempio.  Se quegli articoli ci fossero stati avremmo evitato anni di condoni e, forse, tragedie come quella recente alle Cinque Terre.

martedì 4 ottobre 2011

Larghe intese


- Bim Bum Bam
- Tocca a me: UDC
- FLI
- SeL
- Non vale, non è in parlamento
- Vabbé, NOI SUD
- Mezza LEGA
- IDV
- RESPON
- E chi sono?
- Metà dei RESPONSABILI
- Pure Scilipoti?
- Solo mezzo, così non si vede
- Bene, tocca a me vero?
- Si, vai
- PID POPOLARI D’ITALIA DOMANI
- Ciumbia!
- MRN MOVIMENTO DI RESPONSABILITA’ NAZIONALE
- Però! Ambiziosi!
- I RADICALI
- Giusto, così non ci annoiamo.
- LA DISCUSSIONE
- Ci mancherebbe, quella sempre.
- ADC ALLEANZA DI CENTRO
- Quanto manca a diventare largo?
- Un centinaio di deputati.
- OK.  Metto mezzo PDL. Fatto!
- E il PD?
- Vabbè aggiungilo, ma in fondo in fondo che non si veda, ma si prenda tutte le colpe.
- E l’opposizione chi la fa?
- Berlusconi, con il mezzo PDL che gli rimane, così poi si ripresenta e rivince.

PS: in maiuscolo i gruppi parlamentari ... e non li ho messi tutti, ma se volte approfondire cliccate qui.

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