giovedì 13 gennaio 2011

Qualcuno a sinistra (?)





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Non ricordo bene l’anno, il 1974 forse, quando le porte di Mirafiori si aprirono agli studenti. Eravamo tanti tantissimi in quel corteo che sfilava in Corso Agnelli, eravamo emozionati ed eccitati. Gli studenti di tutte le scuole torinesi andavano a incontrare, dentro la fabbrica, gli operai in lotta che mettevano faccia, coraggio e busta paga per i diritti e le condizioni di vita di tutti.


Ricordo anche un giovane Fassino alla testa del corteo della FGCI, ricordo anche un giovanissimo militante di Lotta Comunista, gruppo che cercavamo di isolare dalla testa del corteo, dare allo stesso Fassino una randellata, per fortuna priva di conseguenze, dimostrando doti di elevazione notevoli.
Entrare a Mirafiori per noi studenti era una sorta di “certificazione di qualità” che gli operai davano al movimento studentesco.
Quegli operai erano la nostra forza, erano quelli che si battevano per tutti, erano quelli che hanno garantito diritti per e a tutti.
La vicenda Mirafiori, e Pomigliano prima, ribalta tutto.
Gli operai devono dire SI a un referendum, che forse non ha altre risposte, per garantire il lavoro e basta, senza condizioni, senza neanche l’onore delle armi.
Un referendum dove chi sta sulla sponda opposta del fiume ha già ottenuto una vittoria, li ha divisi gli operai.
In cambio: lavoro, forse. Per quanto non è dato saperlo.
Mirafiori segna una svolta epocale, un’inversione a U.
Provate a immaginare l’impatto di quest’accordo sui lavoratori delle aziende fornitrici FIAT: dovranno sostenere gli stessi ritmi, le stesse condizioni con meno soldi.
Provate anche a immaginare l’impatto sui lavoratori (solidarietà?) dei paesi emergenti: gli operai serbi o polacchi.
Qualcuno a sinistra (?) afferma che “prima il lavoro poi i diritti.”
Qualcuno a sinistra (?) dovrebbe avere l’umiltà di ricordare che la lotta, per il lavoro e i diritti, ha garantito molti mandati parlamentari a chi ora quei diritti, li sta sacrificando.
Qualcuno a sinistra (?) dovrebbe ricordare che senza quegli operai degli attuali dirigenti politici di questa sponda non conosceremmo neanche il nome, figurati il cognome.
Qualcuno a sinistra (?) dovrebbe dare speranza e proporre un modello paese realmente alternativo dove i diritti, di tutti, siano garantiti.
Qualcuno a sinistra (?) dovrebbe rileggere la Costituzione.
Non c’è progresso, non c’è benessere, non c’è giustizia sociale senza diritti.
In Italia, in Europa e nel resto del mondo.
Dalla Costituzione
Art. 41.
L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.
Art. 53.
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.

venerdì 7 gennaio 2011

Piano anche pianissimo, ma cantiamo qualcosa

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In effetti l’inno è un po’ datato e andrebbe aggiornato, anche l’eccessiva enfasi e la retorica ottocentesca andrebbero riviste. “Rosso un fior c’è in petto fiorito, una fede c’è nata in cor”  duretto da cantare adesso, ma uno straccio di ideale in cui sperar non ci farebbe male. Anzi, ci terrebbe uniti.
Mica la dittatura del proletariato, per carità. Neanche si pretende fratelli tutti esser vogliamo nella famiglia del lavor, giusto quel tanto che basta di solidarietà umana e di visione del futuro. Per tutti. A prescindere. In parti uguali e giuste però.
Bonne Annèe Madames et Messieurs


Compagni, avanti! Il gran partito
noi siam dei lavorator.
Rosso un fior c’è in petto fiorito,
una fede c’è nata in cor.

Noi non siam più nell’officina,
entro terra, pei campi, in mar,
la plebe sempre all’opra china
senza ideale in cui sperar.
Su, lottiam! L’ideale
nostro alfine sarà
l’Internazionale
futura umanità.

Un gran stendardo, al sol fiammante,
innanzi a noi glorioso va.
Noi vogliamo per esso giù, infrante,
le catene alla libertà.
Che giustizia venga chiediamo:
non più servi, non più signor,
fratelli tutti esser vogliamo
nella famiglia del lavor.
Su, lottiam! L’ideale ecc.
Lottiam, lottiam! La terra sia
di tutti eguale proprietà
Più nessuno ne’ campi dia
l’opra ad altri che in ozio sta.
la macchina sia alleata,
non nemica ai lavorator.
Sì, la vittoria rinnovata
all’uom darà pace ed amor.
Avanti! Avanti! La vittoria
È nostra: e nostro è l’avvenir.
civile e giusta, la Storia
un’altra éra sta per aprir.
Largo a noi! All’alta battaglia
noi corriamo per l’ideal.
SuvVia, largo! Noi siamo la canaglia
che lotta Del suo Germinal.

lunedì 3 gennaio 2011

Io si, tu no. Logica padana.

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Roberto Castelli, il simpatico ex ministro della giustizia della Lega Nord, dichiara "la rabbia e lo sconcerto di chi, come noi, vuole difendere il diritto dei cristiani di esistere ovunque e di professare la loro religione".
Ovunque e in tutto il mondo, vero Chateaux?
Però.
Il capogruppo al comune di Torino, tale Carossa, si oppone alla costruzione di una moschea in città: "Noi continueremo ad opporci alla costruzione della moschea e faremo ricorso al Tar contro a questa decisione, che ripeto riteniamo illegittima, se verrà confermata".
Presto saremo alla santa inquisizione e alla difesa della razza padana. 
Allora? Cari Chateaux e Carossa vi manderei, se potessi, a scavare il mare.
Non potendo, al momento, riporto una bellissima nota di Mauro Anetrini, uno che l'Islam lo conosce in quanto è stato inviato in Afghanistan con il compito di ricostruire il sistema giudiziario del paese.


Propietà transitiva
Questo è quanto leggo su La Repubblica di oggi. Pare che la Lega abbia intenzione di presentare un ricorso al TAR contro l'apertura della nuova Moschea nella città di Torino. La ragione, in apparenza, dovrebbe essere individuata in presunte irregolarità della concessione edilizia.
Ma la sostanza è diversa. Dice l'on.le Stefano Allasia (l'articolo, in verità, usa l'espressione "tuona") :"Temiamo che Torino diventi un'altra Alessandria d'Egitto" Aggiunge Mario Carossa, capogruppo della Lega al Consiglio regionale del Piemonte:"Non credo a un Islam moderato. Nel resto del mondo i cristiani vengono ammazzati proprio dai seguaci di Allah".
Ecco due esempi di moderazione, tolleranza e, soprattutto, comprensione. Chapeau, bravi.Bis, se possibile.
Mi verrebbe quasi voglia di dar corso a una giaculatoria contro il radicalismo ideologico, l'approfittamento delle tragedie a scopo di propaganda politica, la mancanza di memoria storica per quanto venne fatto dai cristiani contro gli "infedeli", la facilità con la quale si bolla chi la pensa diversamente, l'oscurantismo su molti temi della modernità. Mi verrebbe voglia, ma non lo faccio.
Sarebbe inutile.: la curva infuocata che sostiene i due campioni della nostra integrità razziale e religiosa mi coprirebbe di improperi, insulti e così via.
Tuttavia, protetto dal diritto di critica politica e prima ancora da quelle norme sulla buona educazione - nonchè dal senso estetico per la eleganza del dire - due parole voglio proprio rivolgerle a costoro (Io, che non sono religioso e che ho visto da vicino l'Islam): Se loro sono così, Voi siete uguali.
Ergo: noi temiamo voi.






domenica 2 gennaio 2011

Quale futuro in cambio?



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Così chiude il commento di Beppe Sebaste che trovate su L'Unità di oggi.

"... Poiché di questo si tratta, anche se tanti politici del Pd legittimano questo arretramento di civiltà con una retorica - la globalizzazione, il costo del lavoro - che elude l’unica domanda che conti, l’unica che legittimi l’esistenza stessa di quei politici: in nome di quale mondo, di quale orizzonte di vita dovremmo, operai e non, dire sì a Marchionne?"

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