mercoledì 8 dicembre 2010

Renzi e non solo, la causa e l'effetto



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Scusate se comincio con una metafora che alcuni hanno già sentito.

Un mio carissimo amico aveva problemi ai piedi, invece di andare dall’ortopedico comprava scarpe su scarpe con la speranza di trovare il paio giusto. Spendeva un sacco di soldi: con le stringhe, pianta larga, mocassino, polacchino, clarks, inglesi.
Finalmente prende coraggio, a due piedi in questo caso, e si reca dall’ortopedico. Intervento chirurgico e problema risolto.
Noi di sinistra, riformisti, progressisti, ulivisti e speranzosi siamo come il mio amico nella fase scarpara. Discutiamo, polemizziamo, ci accapigliamo, litighiamo sugli effetti e raramente  andiamo alla causa dei problemi.
Facciamo qualche esempio.
Renzi che si reca ad Arcore.
Il sindaco di Firenze accetta di incontrare il Berlusconi in una delle sue case - e dove altrimenti? Berlusca riceve solo in una delle sue case, mica a palazzo Chigi -  pare senza consultarsi con il partito, con l’ANCI, con il responsabile PD degli enti locali. Questa cosa qui è la causa o è l’effetto?
A mio parere la causa è la mancanza di credibilità di qualcuno che produce l’effetto Renzi ad Arcore.  Faccio prima a decidere da solo altrimenti non ne usciamo e intanto mi guadagno un po’ di titoloni. O no?
Ne facciamo un altro?
Dopo 17 anni di buon governo della città il PD torinese non è in grado di proporre una candidatura torinese autorevole, magari proveniente dall’amministrazione stessa e impone (o si fa imporre), ma forse no (?), Piero Fassino come candidato.
La causa e l’effetto. Noi discutiamo di Fassino e non del PD Torinese.
Nel causo malaugurato che si dovessero perdere le elezioni (effetto) chi si assumerà la responsabilità (causa) della sconfitta? Fassino o il PD torinese?
Ancora uno?
Le regionali in Piemonte. Colpa della Bresso e del suo carattere. Colpa dei candidati che si contendevano i voti di preferenza a scapito del voto di lista. Colpa dei grillini. Colpa delle liste taroccate e di Scanderebech. 
Le regionali in Piemonte hanno riportato una percentuale di non voto mai vista in passato, non voto che colpisce soprattutto a sinistra. 
Dov’è la causa? Qual è l’effetto? 
Dobbiamo discutere della Bresso e di Scanderebech o della scarso appeal della sinistra e del PD in particolare?
E che dire di Vendola? Vendola è la causa o l’effetto delle batoste che il PD prende alle primarie?
E potrei continuare, ma tornando alla metafora forse sarebbe meglio un bell’intervento chirurgico che ci raddrizzi i piedi per consentirci di camminare spediti. Camminare porta ossigeno al cervello.
Per quanto riguarda Renzi, cazziamolo pure, ma scendendo dal pulpito che l’armadio è pieno di tragiche stupidaggini e tutti coloro che le hanno commesse sono ancora li e non hanno intenzione di smettere.
E’ dal 1998 che facciamo tragiche stupidaggini, sarebbe ora di smettere

domenica 28 novembre 2010

Noi credevamo non fosse una tale cagata



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Noi credevamo, mio moglie ed io, che il film Noi credevamo fosse un film sull'Unità d'Italia, sui 150 anni. Un film  che regalasse una ragione per crederci ancora all'Unità d'Italia. Un film sul percorso e sulla costruzione dell'Unità d'Italia. Un film, per esempio, sui tanti bergamaschi andati a Quarto per sbarcare a Marsala, un film rivolto ai giovani per dare loro speranza. Un film critico, ma con uno sguardo al futuro.
Invece no.
Abbiamo visto una fiction brutta, ma proprio brutta.
Un film triste. Mazzini già vecchio a trentanni, Garibaldi che appare come la madonna incoronata sul cucuzzolo della montagna, i carbonari pazzi, ladri, opportunisti o tristi come la donnina allegra di Lucio Dalla. La Cristina Belgioioso generosa, fino ad un certo punto, ma un po' schizzata e malata di sesso. I garibaldini guitti, ignoranti e un po' scemotti.
I bersaglieri piemontesi ovviamente ottusi, mancavano solo di bagna cauda.
Insomma una cagata così deve averla commissionata Bossi a Martone.
Che brutto film. Che occasione persa.
Alla fine del film il gelo in sala.

Ps ad un certo punto due dei protagonisti si riposano sotto i travi in cemento armato di una casa in costruzione. Cacchio gli italiani, dico io, avevano già inventato il cemento armato prima di Roma capitale. Poi ci ripenso, magari il grande regista voleva alludere alla speculazione edilizia? Che genio.

venerdì 26 novembre 2010

Bravo Tric


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Riporto con piacere l'iniziativa di Roberto Tricarico, assessore alla casa e all'ambiente del comune di Torino. Inizativa che potete condividere su facebook, la trovate qui: 

http://www.facebook.com/note.php?note_id=474763782397&id=1367634699


Una poltrona per due - Assessore per un giorno


 Per chi ama la città, entrare nella stanza dell'Assessore è come aprire la porta che dà direttamente l'accesso al terrazzo dell'ultimo piano dell'edificio più alto di Torino: vedi dall'alto tutto quello che sta sotto e se fai lo zoom riesci a scorgere ogni particolare.

Per condividere questa straordinaria esperienza ho deciso di invitare chi ama Torino a proporsi di passare un'intera giornata con me, da Assessore civico, per respirare le fatiche, l'impegno e le soddisfazioni di chi è chiamato al governo della città.

Il giorno, da definire insieme, sarà ovviamente quello più duro. 

L'unica condizione è che il candidato Assessore civico a fine giornata elabori e condivida un’idea per la città.

Proponiti, motivando la tua adesione e indicando indirizzo di posta elettronica e numero di telefono, scrivendo a: datorinopertorino@gmail.com 

domenica 21 novembre 2010

Torino è vicina a Milano e Bari non è molto distante

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Francesco Profumo, il rettore del Politecnico di Torino, pare, ma non è detto, forse, ma non è certo, stia per sciogliere la riserva e accetti la proposta di candidatura a sindaco della città di Torino.
La proposta arriva dal PD ed è gradita da UDC e API.
Il PD esprimerà un altro candidato, Davide Gariglio, esponente dalle molte preferenze dell’area cattolica del partito.
Molto probabilmente l’area di sinistra della coalizione non starà a guardare e presenterà un suo candidato. Quasi certamente un assessore dell’attuale giunta, probabilmente appoggiato da Nichi Vendola.
La previsione è molto facile, Torino è vicina a Milano. Profumo come Boeri.
Caro professor Profumo, chi glielo fa fare? C’è una patria da salvare? Non credo proprio.
Torino si avvicina al cambio di sindaco dopo venti anni di buona amministrazione, Chiamparino è stato il sindaco più stimato d’Italia e gode di grande popolarità anche fuori dai confini. Sergio Chiamparino ha una squadra di assessori bravi che hanno contribuito in modo determinante al successo dell’amministrazione uscente.
La scelta coerente e conseguente del PD sarebbe quella di individuare e far competere alle primarie uno degli assessori della giunta. Ma così sarebbe troppo facile e si rischierebbe di vincere le primarie.  Noi del PD siamo nati per soffrire non per gioire.
Caro professor Profumo, lasci perdere. Torino è vicina a Milano e Bari neanche tanto lontana.

PS: Roma invece, caro Fassino, è molto distante. 

giovedì 18 novembre 2010

Mixer

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Prove per un governo di alleanza democratica

Pierluigi, hai portato i valori
Si, e tu Gianfranco
Certo, metti insieme e mischia.
Alza tu, le carte le do io.
Mi gioco "E' bello, nonostante tutto, essere italiani"
Rispondo con "Guardare il mondo con gli occhi dei più deboli aiuta a realizzare un mondo migliore"
Metti nel mixer …
“Guardare il mondo con gli occhi degli italiani aiuta a realizzare un mondo più debole.”

martedì 16 novembre 2010

Da Torino per Torino


 “ … Dove siamo? A New York, a Parigi, a Madrid? No, nella Torino del 2010. …  “
Copiato e incollato dalla rivista I Meridiani dedicata a Torino.E’ la prima volta che la rivista, prestigiosa, dedica la copertina a Torino. I Meridiani nasceva venti anni fa, combinazione. Proprio quando cominciava faticosamente la rinascita di questa città. La città che si animava, si fa per dire, solo quando in Fiat si cambiava il turno.
Torino è viva, è cambiata. Guardatela dall’alto, come era e come è.
E’ cambiata senza stravolgersi, ha mantenuto quel cicinin di sabaudo che non guasta, quello dei caffè, delle piazze, dei palazzi e di una certa galanteria. Torino è grazie a venti anni di buona amministrazione: due sindaci e bravi assessori.
Non c’è cilindro in cui andare a cercare, non c'è viaggio a Roma da fare. Il futuro sindaco lo possiamo cercare a Palazzo di Città. Sarebbe conseguente, coerente, comprensibile e condivisibile. E anche più facile.

domenica 14 novembre 2010

Destra e Sinistra, un utile ripasso

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E’ un’occasione da non perdere l’invito di Fazio e Saviano a Bersani  (e Fini) ad intervenire al loro programma per elencare le differenze tra destra e sinistra. Per Bersani (e Fini) un porta per porta che raggiungerà milioni di persone. Bersani (e Fini) potrà elencare i valori, le proposte, le differenze. Se lo saprà fare, se non dimenticherà i “fondamentali” questo intervento varrà più di un tomo di 280 pagine di prodiana memoria o i famosi 10 punti di programma veltroniani (che poi diventarono 11 poi 12 … ). Partecipiamo al gioco, che tanto gioco non è, aiutiamo Bersani ( e di riflesso Fini).

Comincio io:
Imposte in proporzione al reddito sono di sinistra e ridurre la distanza tra ricchi e poveri anche.
La repubblica parlamentare è di sinistra.
Un simbolo senza cognomi è di sinistra (e mi dispiace per Vendola).

Ne avrei altre, ma lascio giocare anche voi. "Rimboccatevi le maniche".

PS: Bersani sulle differenza ha già cominciato a onor del vero.

lunedì 8 novembre 2010

Le buone idee

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L’idea l’hanno avuta Sara e Francesco leggendo il documento di Andrea, quello sui luoghi comuni (falsi) sull’immigrazione, luoghi comuni (falsi) diffusi dalla lega nord.
Facciamone un filmato, lo giriamo a San Salvario. Questa era l’idea.
San Salvario è un quartiere di Torino dove fino dieci anni fa viverci era un casino, San Salvario è vicino alla stazione di Porta Nuova e ha sempre avuto problemi legati alla convivenza con gli immigrati, prima dal sud dell’Italia ora dai sud del mondo. Adesso San Salvario è esempio di buona convivenza, è un modello/laboratorio di quartiere multietnico: dalla piccola impresa alla scuola, dalle moschee nei garage al tempio ebraico, valdese e alle “classiche” chiese cattoliche.
Sara e Francesco hanno chiesto a Federico tempo e professionalità per girare il documentario. Hanno chiesto a me di scattare qualche foto e di mettere su un blog alla veloce. Avevamo solo pochi giorni di tempo perché si voleva mandare il film a Firenze.
Il film è stato realizzato, è la storia di tre donne e comincia proprio nella moschea di via Saluzzo, quella femminile.
Dal film traspare normalità, serenità, determinazione e futuro. Futuro perché abbiamo ripreso (e giocato) con i bimbi che frequentano la Moschea: gli italiani di domani. Checché ne dicano Bossi e Borghezio.
Buona visione.

MANDIAMOLI A CASA i luoghi comuni from testardo on Vimeo.
breve documentario ispirato al documento "Mandiamoli a casa... I luoghi comuni", prodotto da Shantimedia per Oltre

Da un'idea di Sara Marconi e Francesco Mele
Fotografia e montaggio Federico testardo Tonozzi

Con la partecipazione di Eman, Mona e Asmaa dell'associazione Aciste, del fotografo Augusto Montaruli e del Coro Cantabile zero18 diretto da Giorgio Guiot

Girato a Torino nel quartiere di San Salvario


2010 - tatticafilm/shantimedia



domenica 24 ottobre 2010

Primitivismo leghista

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Dopo l’assessore di Chieri si è ripetuto il presidente della provincia di Udine:  
«I disabili ritardano i programmi, meglio classi differenziate»
Entrambi poi hanno parzialmente ritrattato. E’ una tecnica vecchia e collaudata dal loro capo e da Berlusconi.
In realtà ai leghisti non frega niente degli immigrati, del sud, dei disabili. Ai leghisti non frega niente neanche del nord. Ai leghisti non frega niente di nessuno, escluso loro.  
Loro fanno così, mettono gli slogan sul mercato, sentono l’effetto che fa e poi calcano la mano.
Il loro scopo è esistere, per esistere hanno bisogno degli istinti peggiori dell’essere umano, del popolo quando diventa bue e cattivo. Primitivo.
Fertilizzano il terreno di odio. Non per ideologia, per un voto in più. I veri ladroni sono loro, ci rubano quanto di buono, di inclusivo, di umano e di giusto è stato fatto.
Non mi stupirei proprio: se servisse dichiarerebbero utile la pena di morte, salvo poi parzialmente ritrattare. Dopo, con il corpo ancora caldo.
Mandiamoli a casa. Subito.

lunedì 11 ottobre 2010

Il lavoro, l'incidente e il ministero

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La Campagna Salute e Sicurezza sui luoghi di lavoro lanciata dal Ministero del lavoro ha come slogan:
"Sicurezza sul lavoro. La pretende chi si vuole bene".

Nel comunicato potete leggere tra le altre cose: 
Dalle statistiche, infatti, emerge che la maggior parte degli incidenti sul lavoro possono definirsi di natura “comportamentale”. 
Sulla base di tali premesse, è stata realizzata una campagna di tipo emozionale che, abbandonati i toni gravi e le mere raccomandazioni, mira a colpire e coinvolgere maggiormente l’opinione pubblica grazie ad un punto di vista inusuale e a cambiare l’approccio comunemente adottato rispetto a un problema drammatico e purtroppo ancora molto diffuso
La campagna, pur rivolgendo l’attenzione all’intera popolazione, ha come target specifici i lavoratori 
Pertanto:
La Tyssen non è mai esistita o abbandonata perché il tono sarebbe stato troppo grave.
La pulizia delle cisterne anche.
La caduta dalle impalcature è uno sport estremo.
e così via.
Ma guardate questo manifesto:

Qui siamo alla Disney, al magico modo dei cartoni animati, allo zio Tom liberato.
L'immigrato che lavora felice nei campi deve stare attento quando guida il trattore nell'azienda agricola modello perché il bimbo, che lo ha raggiunto in Italia con la mamma, uscito da scuola, dove è in classe con bimbi di tutti i colori, lo aspetta per giocare con lui.

Rosarno? La raccolta dei pomodori? La tratta degli schiavi?
Toni gravi, l'approccio è inusuale e vuole toccare i sentimenti.
Life is a fiction al ministero.




domenica 19 settembre 2010

L'elenco e le maniche rimboccate

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Un vulcano per settimane manda in tilt mezza Europa; nel Golfo del Messico salta una piattaforma petrolifera inquinando forse irrimediabilmente mari e coste; in Afghanistan la guerra ai talebani per la democrazia dura ormai da un decennio, i talebani stanno bene, la democrazia no; dall’Iraq tornano a casa i soldati americani come se fosse missione compiuta, ma non lo è e non lo era; il raffreddore di una banca, lo starnuto di un fondo di investimento, milioni di carte di credito rilasciate di troppo creano crisi finanziarie che neanche il 1929; l’Unione Europea regolamenta il cioccolato senza cacao e il finto parmigiano e vede, con qualche rimbrotto ufficiale, i Rom (cittadini comunitari) cacciati da un paese membro; i giovani non intravedono un futuro; i post cinquantenni anche;  ai vecchi non viene riconosciuto il passato e il presente è spesso sofferenza; gli “stronzi” vanno per la maggiore e decorano le scuole al di sopra del Po; si stappa lo spumante all’alba se la notizia è un terremoto; la corruzione non è come prima ma il risultato non cambia; un ministro compra un alloggio e lo paga la metà “credendo” di pagarlo intero; milioni di persone migrano per sfuggire la miseria e la guerra, per vivere; tra l’Italia e il Nord Africa si esercitano al tiro a segno su tutto ciò che naviga sul mare; intere zone dell’Italia e non solo sono sotto il tallone della criminalità organizzata.

Potrei continuare.
Intanto nel Partito Democratico ferve un’accesa discussione: lo facciamo alla francese o alla tedesca? Cinque centimetri a destra o quattro a sinsitra? Leader da fuori o leader da dentro oppure da fuori con un piede dentro o da dentro con un piede fuori?
Intanto l’elenco cresce.
Ci siamo rimboccati le maniche, per menarci inutilmente evidentemente.
Per piacere, per favore, se davvero vogliamo essere il partito del secolo, come auspica Bersani, occupiamoci dell’elenco, disegniamo il futuro.

martedì 14 settembre 2010

L'abbecedario

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L'abbecedario è nato commentando la noiosa sequenza di nomi da candidare nel centro sinistra a premier. Noi pensiamo che i candidati si scelgono, a tutti i livelli elettorali, sulle idee, sulle proposte che vorranno (dovranno) fare agli elettori (a noi).
L'abbecedario è uno strumento, poco televisivo per fortuna, per scegliere.
Partiamo dalla lettera, arriviamo alla parola ed esprimiamo un concetto, un significato, una richiesta, una proposta.
Con l'abbecedario verifichiamo quanto il candidato è vicino o distante e se è il caso di votarlo.
Semplice. Dai nomi alle cose per tornare, se è il caso, al nome.
L'abbecedario è un gruppo facebook aperto a tutti (astenersi furbesconiani) coloro hanno a cuore la politica del centro sinistra e la voglia di eleggere rappresentanti nelle istituzioni che hanno come unico prezzo la loro dignità.
Il gruppo è qui:

Presentazione del progetto

Abbiamo sentito e letto molti nomi: in solitudine, in coppia (il ticket), inutili, obsoleti, riciclati come la minestra del giorno prima, surreali. Ripartiamo invece dalle parole, le parole per scegliere i nomi. Con l’abbecedario. Una lettera e la parola che con la lettera comincia, come si fa con i bambini in prima elementare. A di aiuola, C di cane. Un abbecedario dove ci mettiamo: A di altri, B di bisogni, C di competitività fino a X, quella che si mette su un simbolo con al fianco un nome che vorremmo poter scegliere. Per ogni lettera un nome e per ogni nome un significato, il significato che ci piace.
L’abbecedario sarà il metodo per scegliere il nome, per verificare se al nome corrispondono le lettere e le parole che ci stanno a cuore.
Abbecedario si scrive anche con una b sola, ma è meglio scriverlo con due b perché il concetto sia più chiaro e più forte.

lunedì 30 agosto 2010

Moratoria sulla ricerca del leader dell'opposizione


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E' nato prima l'uovo o è nata prima la gallina? 
Secondo me la gallina ha fatto una coalizione con il gallo e poi è nato l'uovo. 
Pertanto. 
Faccio una proposta ai leader di vecchia generazione, agli aspiranti di nuova generazione, agli iscritti, ai simpatizzanti, ai giornalisti, agli avversari che ci vogliono bene. A tutti. Per piacere, vi supplico, vi esorto, almeno fino a Natale, NON PARLIAMO PIU' DI LEADER, DI RICAMBIO GENERAZIONALE, PARLIAMO DI COSE DA PROPORRE E DA FARE. SONO LE COSE CHE PROVOCANO IL CAMBIAMENTO.
Poi dopo l'epifania vediamo. Ok? Ho, per tacer di altri attributi, le scatole piene di discorsi inconcludenti.

venerdì 27 agosto 2010

Wyatt Cota Earp

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Ero seduto ad un tavolino del caffè Florio con Hugo, sotto i portici di Piazza Castello, quando l’ho visto arrivare. Lui al centro, jeans chiari e camicia azzurra sbottonata, ai lati, ma discosti due tizi stesso stile, dietro arrancavano in tre. 
Il passo era veloce, deciso, lo sguardo tipo mo’ ti faccio vedere chi sono. Gli altri, decisi, lo sguardo tipo mo’ vi fa vedere chi è.
Occupavano tutto lo spazio disponibile, senza guardare in faccia nessuno. Verso la meta come Wyatt Earp e i suoi fratelli: all’Ok Corral.
Sono rimasto in attesa con le orecchie dritte, mi sembrava di essere laggiù nell’Arizona terra di sogni e di chimere.
Niente, neanche un colpo di pistola. Forse uno sbadiglio … del pistola, magari al bar a prendere un caffè macchiato quote latte.

giovedì 19 agosto 2010

Yusuf detto Beppe e l'articolo 10


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Art. 10.

L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici.

Yusuf, detto Beppe da noi, è un profugo somalo. Faceva lo studente universitario a Mogadiscio, ma fare lo studente universitario a Mogadiscio non è un'impresa facile. Non sempre ci arrivi all'università, non sempre ci torni a casa dall'università. Capita che ci rimani perché al pullman ci sparano e dentro il pullman ci sono tanti Yusuf.
Allora Yusuf ha fatto il viaggio. Adesso è qui. Sopportato, parecchio, e supportato, poco. E' un fastidio. Invece, come dice la nostra Costituzione, dovrebbe essere, supportato. Supportarlo è ciò che distingue un paese civile e democratico da un paese incivile e antidemocratico. 
Caro Yusuf detto Beppe, qui da noi abbiamo molta strada da fare e da rifare.

Nella fotografia Yusuf, detto Beppe qui da noi, mostra la sua tessera universitaria.

lunedì 9 agosto 2010

In silvio, con silvio, per silvio ... amen


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Il partito non basta più, silvio furbesconi sta per annunciare la nascita di un nuovo credo, una nuova religione di cui lui sarà papa e dio, apostolo e madonna e soprattutto spirito santo. Le chiese saranno le sue case , le sedi del pdl, gli studi mediaset e banca mediolanun per le indulgenze. Forse, ma non è detto, anche la casa di scajola.
A divulgare il verbo le TV, i giornali, le radio e sulle strade, come i testimoni di geova perché furbesconi non inventato nulla, ma ha solo copiato, i promotori della libertà.
Li vedremo ovunque, viaggeranno in coppia, un bel giovane e una bella signorina, kit del promotore a tracolla, sorriso smagliante e gentile. Suoneranno al tuo campanello: “siamo la voce della verità, veniamo in nome di silvio”. Li troveremo al mercato rionale e nei centri commerciali: “dedichi un minuto alla libertà, veniamo per silvio e con silvio”. Nelle stazioni e negli aeroporti: “viaggi in liberta, con la libertàe verso la libertà: partiamo con silvio verso una meta radiosa”. Tocchiamo ferro.
Alla domenica la messa sarà celebrata nei centri commerciali e trasmessa a reti unificate la benedizione che silvio stesso farà al paese tutto (esclusi i comunisti e fini).
Ci sarà un solo comandamento: Credi in silvio comunque e a prescindere e non nominare il suo nome invano, soprattutto al telefono.
Si prevedono molte conversioni, anche ad U.

PS: nel pd, ovviamente, è in corso un acceso dibattito sul rapporto politica-religione.

venerdì 6 agosto 2010

Il trolley


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Vacanze?
No, è il trolley di un profugo somalo che viene trasferito da una caserma, i muri che vedete,  ad un’altra sistemazione provvisoria. Nel trolley c’è tutto quello che possiede.
Il trolley non lo possedeva il somalo quando decise di partire.
Il somalo partì da Mogadiscio, si fece il giro del corno d’Africa, arrivo in Libia, fu fortunato arrivò vivo, e tentò, magari più volte, la traversata del canale di Sicilia, e fu fortunato perché non fu respinto e non annegò e non morì di freddo o di sete.
Poi, nel paese dei paisà, diventò un peso, una grana da gestire, un costo.
Il somalo era uno studente universitario a Mogadiscio. Certo avesse potuto fare un erasmus , magari a Torino, sarebbe stato più felice, il somalo.

lunedì 2 agosto 2010

Il governo di transizione


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Mettiamo che a Bersani venga dato il compito di formare un governo di transizione, giusto il tempo di fare la riforma elettorale, una aggiustatina ai conti e poi elezioni.

Bersani per fare il governo di transizione deve attraversare un fiume con una barca e sulla barca deve transportare  i partiti che del governo di transizione faranno parte da una sponda all’altra.
La barca è pronta, ma ha un limite: può transportare oltre al barcaiolo, Bersani stesso, due persone.
Il povero Bersani comincia a ragionarci su: due per volta e non dovrei avere problemi.
Bersani mette la barca in acqua e chiama a caso: Casini! Di Pietro!
In quel momento arriva Letta che deve spingere la barca: Pierluigi cosa fai? Non puoi mettere sulla stessa barca Casini e Di Pietro, lo sai che non si possono sopportare.
Bersani, ci riflette su: Sulla barca ci metto Fini e Casini.
No, gli dice la Bindi, non fare questa stupidaggine, Fini non può salirci subito, mica può passare da una barca all’altra dall’oggi al domani,  aspetta, fallo salire a bordo per ultimo.
Bersani ci prova con la Lega, ma Bossi vuole una barca tutta verde, l’annullamento delle sentenze del TAR piemontese e una laurea Honoris causa per il trota.
Bersani, disperato, prende una decisione di petto: Basta, transito sul fiume con tutto il PD e poi chi vivrà vedrà.
Democratiche, democratici, compagne, compagni, amiche ed amici a bordo!!! Urla Pierluigi.
No, io se ci sale Walter voglio un’altra barca tutta per me. Dice D’Alema.
Se la mette così, allora io resto qua a guardare i pesci. Afferma sconsolato Veltroni.
Dai Pierluigi, se ci stringiamo Casini lo possiamo far salire. Supplica Letta.
Di Pietro invoca una barca di riformisti, tutti a disquisire su chi deve remare e per quanto. Tutti meno loro, i riformisti, ovviamente.
Ignazio Marino s’impunta. Facciamo le primarie su chi deve salire e su chi deve manovrare la barca.
Il povero Pierluigi preso dalla disperazione si butta nel fiume e comincia a nuotare, per dove non è dato saperlo ancora.
Perbacco ho dimenticato Rutelli, ma dite la verità: vero che non ve ne eravate accorti?

mercoledì 28 luglio 2010

Quelli belli come noi che siamo tanti ... tanti

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La candidatura di Vendola alle primarie ha prodotto il primo sondaggio, puntuale La Repubblica lo ha sfornato. Vendola è un punto sopra Bersani, però Bersani risulterebbe più affidabile ed esperto. Vendola ha più appeal, è più figo.

Se continuiamo così siamo sulla buona strada, avete presente la scena finale di Thelma e Luise? Si, proprio quella che finisce nel vuoto.
Poi uno dice il bavaglio alla stampa, io la museruola ci metterei. Non basta la tv a rincoglionirci?
Ma andiamo avanti che chi si ferma è Rutelli.
Già che ci siamo vi faccio una proposta.
Facciamo delle primarie spettacolo:  Candidatissima.
Avete presente il programma autunno inverno abbinato alla lotteria Italia? Una volta si chiamava Canzonissima, era un torneo dove dalla prima puntata si sfidavano i cantanti che venivano votati dai telespettatori, all’ultima puntata ne rimanevano sei che si giocavano il titolo di canzonissima dell’anno.
Usiamo questa formula per le primarie.
Zum zum zum e tra Quelli belli come noi che sono tanti sarà eletto il candidatissimo dell’anno.

Su questa idea ci metto il copyright perché son capaci davvero di mandarla in onda.

martedì 6 luglio 2010

Il bello della rete

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Il bello della rete è la condivisione, la condivisione di informazioni, di immagini, di sensazioni, di arrabbiature, di idee.
Il bello della rete è trasformarsi in piazza, in salotto, in sala d’attesa, in coda, in circolo culturale o di partito.
Il bello della rete è raccogliere un’idea , coltivarla e realizzarla.
Il bello della rete è disconnettersi e uscire a raccontarla.

Ciaoradio di Bologna intervista  “Quando io ero piccolo”

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