venerdì 27 marzo 2009

L'acqua e Torino: si può fare (e bere)

Riporto per esteso, ho fatto solo un copia e incolla. Nella foto la tipica fontana torinese, il toretto.



UNA PETIZIONE PER L'ACQUA PUBBLICA
«Se non mi ci aveste fatto pensare voi, non avrei mai dubitato del fatto che l’acqua sia un bene pubblico!»: così ha esclamato Bruno Gambarotta, ospite d’eccellenza mercoledì 11 marzo alla conferenza stampa di presentazione della campagna di raccolta firme promossa dal
Comitato "Acqua Pubblica Torino”, che propone di inserire nello Statuto della Città di Torino il principio (assente nella Costituzione italiana) che l’acqua è un bene di tutti e non un bene sul mercato.
ACQUA PUBBLICA: UN BENE DA TUTELARE Come Bruno Gambarotta, quanti di noi danno per scontato che l’acqua sia una risorsa pubblica, nel senso che spetta a tutti e che ugualmente a tutti debba essere garantita? Come infatti sostiene il Comitato, “il diritto all’acqua è un diritto inalienabile: dunque l’acqua non può essere proprietà di nessuno, bensì bene condiviso equamente da tutti”. E ancora: chi dubita che “l’acqua è fonte di vita” e che pertanto “costituisce un bene comune dell’umanità, un bene irrinunciabile che appartiene a tutti”? Eppure, sono proprio la sua universalità e il suo essere indispensabile a renderla così appetibile alle imprese private, sicure di potervi guadagnare profitti; perciò a molti appare ancora più urgente la necessità di tutelarla.
OBIETTIVO: 5.000 FIRME Il 26 febbraio 2009 è così partita la campagna che si pone l’obiettivo di raccogliere, sino al prossimo giugno, 5.000 firme necessarie a proporre la modifica dello Statuto comunale. Nelle prime due settimane dall’inizio dell’iniziativa ne sono state raccolte 917… Il successo dell’impresa dipende solo dai cittadini (possono votare solo i residenti a Torino e in possesso di un documento di identità valido), che potranno recarsi a firmare tutti i sabati e tutte le domeniche fino al 21 giugno 2009 dalle ore 15 alle ore 18 in Piazza San Carlo 156, di fronte alla filiale Sanpaolo e in Via Garibaldi 13.
LE MODIFICHE ALLO STATUTO Il Comitato "Acqua Pubblica Torino", composto da cittadini e associazioni, si è costituito in quanto Coordinamento torinese del
Forum italiano dei movimenti per l’Acqua, realtà nazionale che da qualche anno si sta muovendo nella difesa dell’acqua come bene essenziale per la vita, contro la tendenza ormai generalizzata a privatizzare il servizio idrico secondo una logica che considera l’acqua un bene privato da offrire al miglior offerente sul mercato. Per proteggere l’acqua dalla compra-vendita di imprese e multinazionali private anche sul territorio torinese, è nata appunto l’esigenza di garantire per iscritto, all’interno dello Statuto comunale, che l’acqua è un bene pubblico e privo di scopo di lucro. Da questa semplice definizione derivano altri due principi (anch’essi da inserire nello Statuto): il primo riguarda la gestione e l’erogazione del servizio idrico integrato (cioè comprensivo di fognatura e depurazione delle acque reflue), la cui proprietà deve rimanere pubblica e inalienabile, e quindi affidata ad enti o aziende pubbliche a capitale e a partecipazione interamente pubblici; il secondo principio riconosce che ad ogni abitante debba essere garantito un quantitativo minimo vitale d’acqua (50 litri secondo l’OMS) giornalmente e gratuitamente. Questo servizio andrebbe finanziato con le tasse dei consumatori (più acqua consumi, più paghi) e con i soldi provenienti dalla riduzione delle spese militari.
ITALIA IN CONTROTENDENZAIl movimento di difesa dell’acqua pubblica ha preso il via a livello nazionale nei primi 6 mesi del 2007, quando il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua raccolse in tutta Italia oltre 400 mila firme sulla
proposta di legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dei servizi idrici (che adesso è in discussione nelle Commissioni parlamentari). Con la recente L. 133 del 2008, però, il principio dell’acqua pubblica viene messo in pericolo. L’art. 23 bis, infatti, prevede che tutti i servizi pubblici locali, acqua compresa, debbano essere messi sul mercato e gestiti da società private o miste, considerando sì l’opzione di affidamento diretto ad aziende pubbliche, ma con molti limiti. Il rimedio a questo «delirio di privatizzazione» (per usare le parole di Gambarotta) sarebbe proprio quello di affermare nei regolamenti locali che il servizio idrico integrato è un servizio pubblico locale senza scopo di lucro, sottraendo così l’acqua ai meccanismi legislativi che riguardano la messa sul mercato dei servizi pubblici. Tale linea governativa volta alla privatizzazione appare inoltre in controtendenza rispetto all’Europa: basti pensare all’esempio di Parigi, il cui Sindaco Bertrand Delanoë ha dichiarato che, "dopo la disastrosa gestione dei privati" , il servizio idrico cittadino tornerà ad essere pubblico.
UNA QUESTIONE VECCHIA DI QUASI UN SECOLO...Sin dal 1926 la nostra città garantisce l’accesso pubblico all’acqua potabile, grazie alla proprietà e gestione pubblica dell’acquedotto comunale. Così si legge nella pubblicazione che celebrava il completamento dell’acquedotto: “il Comune ha sempre ritenuto che l’acqua non debba formare oggetto di speculazione e quindi ha ragguagliato le sue tariffe di vendita al prezzo di costo, tenendo giusto conto degli interessi sul capitale investito ed accantonando inoltre rilevanti ammortamenti”. La mobilitazione del Comitato "Acqua Pubblica Torino", con la proposta di modifica dello Statuto, non vuole fare altro che riconciliare la città con la sua tradizione.
Link utili:
Comitato "Acqua Pubblica Torino"Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie per questo post!
La maggior parte delle persone non dà troppa importanza a questo problema, che invece io credo diventerà sempre più evidente e grave nel futuro.Ho provato a parlarne anche nel network del pd ,ma inutilmente. Credo sia molto importante continuare a parlarne .

Camu ha detto...

L'acqua è veramente un problema annoso e che nessuno ha il coraggio di affrontare.

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