martedì 24 febbraio 2009

Volenti o nolenti (o dolenti)

  Volenti o nolenti (o dolenti) il PD è l'unica speranza che abbiamo. Non sarà l'arcipelago delle sinistre o il partito ad personam del prode Antonio a salvarci dal berlusconismo, dalle ronde, dal cuffarismo e dalla gasparrite.

 
Il PD ci aveva entusiasmato, ci aveva dato speranza.
 
Se ricordate alle primarie del PD parteciparono oltre tre milioni di elettori (sei volte gli iscritti al PD!), la stragrande maggioranza era composta da simpatizzanti senza tessera che auspicavano un nuovo modo di fare politica e volevano che la coalizione dell'Ulivo diventasse un partito, il PD appunto.
 
Poi ci fu la delega.
 
Gli elettori delle primarie rimasero elettori e non parteciperano alla nascita dei circoli del PD. Assistettero da spettatori alla normalizzazione del Partito Democratico, non si creò un nuovo partito. Si creò una sorta di raggruppamento temporaneo d'impresa e la somma delle due realta risultò e risulta minore di DS e Margherita quando viaggiavano separati.
La sensazione è di aver riproposto l'ultimo governo Prodi nel Partito Democratico, non c'è sentire comune, non una linea comune su questioni fondamentali: etica, collocazione europea, giustizia, rapporti con le altre forze politiche e con la maggioranza.
 
Il risultato di questo disastro è sotto gli occhi di tutti: astensione, schede nulle, migrazione verso Di Pietro. La crisi del PD non fa bene neanche all'arcipelago di sinistra. Un PD coeso e con una chiara ragion d'essere sarebbe da stimolo alla creazione di un partito unitario e di ispirazione socialista invece accentua la dispersione e la crisi di consensi anche da quelle parti.
 
Ma questo (il PD) è quello che abbiamo, mi viene da dire prendere o lasciare, anzi affondare.

Che fare? Invadere!
 E'necessario che gli elettori che hanno partecipato alle primarie si "armino" di idee, pazienza e plasil (va bene anche la coca cola) e facciano l'ultimo indispensabile tentativo: aderire al PD. Il PD sarà un nuovo partito se la gente del PD sarà nuova, se quelle persone che ci hanno creduto ed hanno fatto la coda per votare alle primarie diventano protagoniste del cambiamento.  Il vertice di un partito non si autorinnova, solo una base forte e credibile e nuova può rinnovare, rinfrescare, ringiovanire ...ri-sperare.
 
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.

11 commenti:

Anonimo ha detto...

in questo momento sono in apnea, non respiro, ascolto,mi informo, medito...i giovani? dove sono?!! Bisognerebbe ricompattare la base su argomentazioni vere..trovare delle risposte condivise, che possano diventare i nostri punti di forza.E l'ideologia? E' importante anche questa..(stiamo a vedere..io credevo a Veltroni)

Anonimo ha detto...

Ciao.
Penso che la tua idea và nella giusta direzione,è quello che dice anche Renato Soru nella sua lettera ai sostenitori.Non si sente davvero il bisogno di altri partitini,ma credo che serva il contributo,anche piccolo che ognuno di noi può dare.Da tanto tempo vado ripetendo che bisogna essere presenti nel territorio,in maniera cappillare,ma per fare questo serve tempo e coordinamento,altrimente si rischia di disperdere le forze.Ma sopratutto credo che ci debba essere un inversione di rotta da parte dei soliti noti...e questa è la cosa che vedo più dificile.

Camu ha detto...

Da candidata per le primarie non veltroniana e quindi da persona che un pò prova ad impegnarsi ti dico che turarsi il naso anche stavolta è veramente dura!!!Questi non "annusano l'aria", non sentono il malcontento, Finocchiaro & C oramai non rappresentano più la gente che vuole onestà intellettuale, preparazione e serietà.I giovani?o relativamente giovani? ci dobbiamo accodare agli interessi personali di partito che vengono prima delle buone idee e della buona volontà.Il nome del leader della svolta non è venuto fuori ora e non verrà fuori neanche fra 8 mesi, non hanno cresciuto nessuno e non vogliono crescere nessuno.Questa crisi potrebbe essere un buon banco di prova per preparare una nuova guida che magari stia solo ad osservare ed intervenga che so a livello di coordinamento regionale fra più regioni ,invece niente si manda avanti il vecchio già visto.E' veramente dura.

Anonimo ha detto...

Da entusiasta che ero ora sono affranto. Vedo troppe divisioni e su argomenti molto delicati, vedo un vertice che non vuole traghettare una nuova leadership, vedo disinteresse da parte dei giovani (o forse non frequento giovani?)
e chi sono i giovani? lo sono per età anagrafica o per spirito giovane?

Comunque non si deve e può tornare indietro anche nel caso di un brutto risultato delle amministrative ed europee.

Forse vale la pena di prendere comunque la tessera?

Alberto ha detto...

Non posso che essere d'accordo.
Io creco che “Discontinuità” sia uno dei “termini chiave” del dibattito politico. Tra i tanti abusati, quello che dovrebbe darci le maggiori speranze e che, purtroppo, riesce ad alimentare soltanto la nostra frustrazione e la nostra indignazione.
Chi usa la parola discontinuità intende, normalmente, evocare il modo nuovo di “fare politica”, non solo rispetto ai contenuti e agli obiettivi da raggiungere, ma anche relativamente agli uomini, alla leadership e agli assetti organizzativi interni al partito o a una coalizione. Discontinuità, infatti, vuol dire: ricercare formule di azione politica alternativa, che abbattano o piuttosto rinnovino i limiti delle tradizionali convenzioni ideologiche. Ma vuol dire anche: rimettere in profonda discussione i personalismi politici e gli schemi tradizionali di “fabbricazione” del consenso elettorale.
Nel nostro contesto sociale, ormai stanco di slogan, di invettive generiche, di false promesse e di una classe dirigente immobile e arroccata su se stessa, mai chiamata a rispondere dei disagi in cui la comunità versa, attuare la discontinuità è un’assoluta urgenza. La politica è fatta di persone, oltre che di contenuti. Proporre il rinnovamento della politica significa cambiare anche e soprattutto chi, per troppo tempo, si è reso l’interprete esclusivo dei contenuti di un’idea politica.
Per chi come me si indigna, non c’è vera discontinuità senza un processo credibile di ricambio nella classe dirigente.

Sabatino Di Giuliano ha detto...

sono lontani da noi
questo e' stato il dramma
ciao arturo

Anonimo ha detto...

Capisco la tua posizione: anch'io, all'inizio, la pensavo come te.
Tuttavia ho assistito, negli ultimi mesi, ad un affannoso rincorrere Berlusconi, ad un appiattimento sulle posizioni della Margherita (che, ricordo, non è che il rimasuglio della DC e i suoi adepti sembrano far concorrenza al PDL come denunce e corruzione), alla supina adulazione del Vaticano, all'abbandono di ogni velleità laicista, al blandire il più possibile il governo, all'abbandono dei lavoratori del pubblico impiego e anche del privato, tanto che molti operai hanno votato Lega...).
E questa è l'unica speranza che abbiamo?
Che tristezza.

Anonimo ha detto...

ciao. io sono d'accordo con quello che scrivi anche se nutro una delusione molto forte e mi piacerebbe un partito piu' coraggioso e meno aggrappato alle vecchie logiche. io mi auguro che un brutto risultato (a volte salutare) azzeri l'attuale classe dirigente e dia quel colpo di frusta necessario che porti ad uno scatto d'orgoglio come e' nel DNA di tanti militanti democratici e di sinistra.
intanto ti lascio il link della foto che non si vedeva sul mio blog e colgo l'occasione per salutarti.
http://lineadombra.wordpress.com/2009/02/28/iconografia-del-predellino/

Anonimo ha detto...

Arturo, ho aperto il tuo blog dal contatto face di Nicola, spero sia una cosa corretta, non conosco il galateo di internet, io sono una elettrice del PD ormai decisa a votare Antonio DiPietro, anche se devo ammettere che Franceschini da Fazio mi ha ben impressionato, non voglio entusiasmarmi, di batoste ormai ne ho prese troppe, tengo ancora il piede in due staffe, Gad dice che il PD è l'unico contenitore possibile, ma se non ci saranno prese di posizione decise ed incisive io credo che, votare IDV rimarrà l'unico modo per far capire alle sinistre, e ci metto dentro anche i vecchi compagni, che è ora di smetterla di fare i mimi.
Leggervi così sicuri e decisi mi fa sentire in difetto,vorrei tanto non avere dubbi o incertezze. si vedrà.
grazie per lo spazio che dai sul tuo blog, che spero di non aver occupato abusivamente.
Antonella

silvano ha detto...

La penso come te. Aggiungi il fatto che poi siamo assuefatti a tempi televisivi, cioè crediamo che un partito vero (non quelli dove c'è un capo che decide da solo) si faccia da mattina a sera. Per fare un partito ci vogliono tempi lunghi, forse anche anni e però non ci sono le condizioni per aspettare tanto tempo. Credo che a questo punto l'unica soluzione sia quella che hai auspicato tu: partecipazione.
Infine ha ragione Prodi: il PD è l'unica speranza di futuro per questo paese.
ciao, silvano.

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

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