venerdì 7 gennaio 2011

Piano anche pianissimo, ma cantiamo qualcosa

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In effetti l’inno è un po’ datato e andrebbe aggiornato, anche l’eccessiva enfasi e la retorica ottocentesca andrebbero riviste. “Rosso un fior c’è in petto fiorito, una fede c’è nata in cor”  duretto da cantare adesso, ma uno straccio di ideale in cui sperar non ci farebbe male. Anzi, ci terrebbe uniti.
Mica la dittatura del proletariato, per carità. Neanche si pretende fratelli tutti esser vogliamo nella famiglia del lavor, giusto quel tanto che basta di solidarietà umana e di visione del futuro. Per tutti. A prescindere. In parti uguali e giuste però.
Bonne Annèe Madames et Messieurs


Compagni, avanti! Il gran partito
noi siam dei lavorator.
Rosso un fior c’è in petto fiorito,
una fede c’è nata in cor.

Noi non siam più nell’officina,
entro terra, pei campi, in mar,
la plebe sempre all’opra china
senza ideale in cui sperar.
Su, lottiam! L’ideale
nostro alfine sarà
l’Internazionale
futura umanità.

Un gran stendardo, al sol fiammante,
innanzi a noi glorioso va.
Noi vogliamo per esso giù, infrante,
le catene alla libertà.
Che giustizia venga chiediamo:
non più servi, non più signor,
fratelli tutti esser vogliamo
nella famiglia del lavor.
Su, lottiam! L’ideale ecc.
Lottiam, lottiam! La terra sia
di tutti eguale proprietà
Più nessuno ne’ campi dia
l’opra ad altri che in ozio sta.
la macchina sia alleata,
non nemica ai lavorator.
Sì, la vittoria rinnovata
all’uom darà pace ed amor.
Avanti! Avanti! La vittoria
È nostra: e nostro è l’avvenir.
civile e giusta, la Storia
un’altra éra sta per aprir.
Largo a noi! All’alta battaglia
noi corriamo per l’ideal.
SuvVia, largo! Noi siamo la canaglia
che lotta Del suo Germinal.

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