giovedì 8 aprile 2010

Intanto non si vota più

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Nella mia circoscrizione (San Salvario, a Torino) cinque elettori su dieci non hanno espresso un voto di partito. il risultato delle liste elettorali viene calcolato sui voti validi e questo vuol dire che i partiti rappresentano la metà dei cittadini iscritti  ai seggi elettorali. Per fare un esempio, quando si dice che un partito ha conseguito il 20%  dei voti si intende dei voti di lista, nella mia circoscrizione quel 20% rappresenta il 10%  dei cittadini con diritto di voto. Questo dato, che non è solo della mia circoscrizione, viene, a mio parere, taciuto o sottovalutato. Infuria, si fa per dire, nel mio partito (il PD) il dibattito sull’appeal dei candidati, sul ricambio generazionale, sull’insuccesso dei signori delle preferenze, sulla trombatura degli assessori.
Intanto non si vota più.
Intanto non si vota più in un paese allo sfascio, in un paese dove c’è una crisi economica e sociale da paura, criminalità organizzata, democrazia a rischio, corruzione, un premier da operetta, un partito xenofobo leader al nord e al governo del paese.
Intanto non si vota più.
Intanto non si vota più e il mio partito propone un’altra Italia. Quale?
Io sarò stupido, ma non ho capito quale sarebbe l’altra Italia.
Se magari me la spiegaste potrei fare il passaparola e convincere qualcuno a tornare a votare.
Per favore me la spieghi uno solo, uno capace di fare la sintesi delle diverse, troppe, Italia che vivono nel PD.
Veloci però che a rischio non è solo il PD, ma la democrazia e il senso di una militanza.

1 commenti:

Christian Luongo ha detto...

"Intanto non si vota più e il mio partito propone un’altra Italia. Quale?
Io sarò stupido, ma non ho capito quale sarebbe l’altra Italia."

No, Arturo, non sei stupido. E' un mero slogan pubblicitario degno contraltare del vetusto, ma sempre di moda, "Per un nuovo miracolo italiano"... nè più nè meno

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