Un vulcano per settimane manda in tilt mezza Europa; nel Golfo del Messico salta una piattaforma petrolifera inquinando forse irrimediabilmente mari e coste; in Afghanistan la guerra ai talebani per la democrazia dura ormai da un decennio, i talebani stanno bene, la democrazia no; dall’Iraq tornano a casa i soldati americani come se fosse missione compiuta, ma non lo è e non lo era; il raffreddore di una banca, lo starnuto di un fondo di investimento, milioni di carte di credito rilasciate di troppo creano crisi finanziarie che neanche il 1929; l’Unione Europea regolamenta il cioccolato senza cacao e il finto parmigiano e vede, con qualche rimbrotto ufficiale, i Rom (cittadini comunitari) cacciati da un paese membro; i giovani non intravedono un futuro; i post cinquantenni anche; ai vecchi non viene riconosciuto il passato e il presente è spesso sofferenza; gli “stronzi” vanno per la maggiore e decorano le scuole al di sopra del Po; si stappa lo spumante all’alba se la notizia è un terremoto; la corruzione non è come prima ma il risultato non cambia; un ministro compra un alloggio e lo paga la metà “credendo” di pagarlo intero; milioni di persone migrano per sfuggire la miseria e la guerra, per vivere; tra l’Italia e il Nord Africa si esercitano al tiro a segno su tutto ciò che naviga sul mare; intere zone dell’Italia e non solo sono sotto il tallone della criminalità organizzata.
Potrei continuare.
Intanto nel Partito Democratico ferve un’accesa discussione: lo facciamo alla francese o alla tedesca? Cinque centimetri a destra o quattro a sinsitra? Leader da fuori o leader da dentro oppure da fuori con un piede dentro o da dentro con un piede fuori?
Intanto l’elenco cresce.
Ci siamo rimboccati le maniche, per menarci inutilmente evidentemente.
Per piacere, per favore, se davvero vogliamo essere il partito del secolo, come auspica Bersani, occupiamoci dell’elenco, disegniamo il futuro.
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