Il mare dalle parti di Gallipoli :) |
Andrò forse controcorrente, ma ero molto ottimista sull’esito dei referendum. Quando c’è il rischio di un aumento pesante delle bollette e c’è il timore di rischiare un disastro nucleare che ti potrebbe far diventare fosforescente, è automatico andare a votare. Inoltre c’era anche la volontà di, almeno, ridimensionare l’uomo dei miracoli mancati, in Italia comprese Arcore e Olbia.
I referendum sul divorzio e sull’aborto passarono quando gli italiani erano molto più cattolici di adesso. Non c’è Minzolini che tenga in questi casi. Non c’è invito ad andare al mare che possa essere accolto.
Però non montiamoci la testa. L’Italia s’è desta perché la sveglia era puntata su argomenti molto precisi, chiari e comprensibili. Prova ne è il ritorno del centro destra al ritornello della riduzione della tasse. L’unico argomento che a loro è rimasto.
Il campo da golf a Lampedusa non si farà, gli sbarchi non riescono a fermarli, il federalismo leghista è una bufala. Il lavoro non c’è.
Ripeto, non dobbiamo montarci la testa però, a mio parere referendum e amministrative vanno letti come una richiesta forte di cambiamento nel rapporto che i partiti devono avere con i cittadini. I partiti, soprattutto il mio che ci tengo e spero ancora per molto, devono proporre un progetto di paese: condivisibile e comprensibile e su quello costruire alleanze per andare a governare. Non il contrario. Devono abbandonare l’autoreferenzialità dei convegni o delle lobby (comprese quelle “etniche” che ti avvicinano a mitologici animali).
La testa di chi fa politica è tutta dentro i partiti e i meccanismi che li regolano. Molte teste che nei partiti contano (spesso le tessere) fuori, nel mitico territorio, sono dei perfetti sconosciuti. Mi viene da dire meglio da un certo punto di vista.
Però così non può durare, perché tutti quei SI e tutti quei voti presi alle amministrative presto o tardi potrebbero mandare a scavare il mare tutti i partiti. Allora saranno cavoli amari per la democrazia in questo paese.
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